Antonello da Messina, il nuovo profeta dell'arte nostrana

Antonello da Messina, il nuovo profeta dell’arte nostrana

Redazione

Antonello da Messina, il nuovo profeta dell’arte nostrana

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sabato 19 Luglio 2008 - 08:30

19/07/1460

Non avevo mai avuto l’opportunità di ammirare dall’alto dei monti Peloritani la città in tutta la sua bellezza. Le possenti mura che a più di un assedio hanno saputo resistere, gli stupendi velieri che dentro la falce trovano rifugio dai capricci del mare.

Le ferite, che epidemie, terremoti , guerre hanno prodotto non sono più evidenti, se non nei ricordi e nei cuori dei suoi abitanti. La fama raggiunta non ha precedenti, storia, cultura, economia, si mescolano mostrando la città nella sua unicità. Ma qualcosa, purtroppo, ancora manca.

Manca quel fervore, quel gusto raffinato per l’arte che possa fare della città un importante polo artistico. Non esistono botteghe, non esistono maestri, che, come nel caso di Bellini, hanno contribuito a rendere ancor più grandi città del calibro di Venezia.

Ma qualcosa sembra essere cambiato ultimamente. E’ giunta, infatti, l’eco da Venezia, di un giovane messinese, Antonello, la cui bravura nell’arte del dipingere sembra aver creato un folto nuvolo di estimatori.

Stando alle poche notizie raccolte, pare che il pittore messinese, figlio di un tagliapietre, abbia prestato servizio in qualità di apprendista, presso la bottega di Colantonio. Il maestro opera a Napoli ormai da un decennio, da quando nel 1440 ha deciso di aprire una bottega nella città partenopea.

Alla corte di Colantonio l’artista messinese è riuscito a sintetizzare il gusto fiammingo per la rappresentazione dei più piccoli particolari, l’uso della luce, e il gusto tutto nostrano di fare dell’uomo il fulcro di ogni rappresentazione.

L’unico contributo che Messina sembra abbia dato al pittore, è legato alla sua particolare posizione, che ne fa da tempo tappa obbligata delle galee veneziane, che due volte l’anno fanno scalo nella città dello stretto, sulla strada per Bruges e Londra. Proprio su una di queste navi Antonello, verosimilmente, sembra si sia imbarcato alla volta di Napoli.

Con queste premesse avevamo pensato di celebrare il nostro concittadino. Ma quale modo migliore che farlo se non attraverso alcune delle sue opere. Soprattutto, quale modo migliore di conoscere un’artista, se a mostrarle è proprio il suo creatore.

Questo è quanto è successo giusto qualche giorno fa, in seguito all’arrivo inaspettato in città del maestro. Tre opere hanno colto maggiormente la nostra attenzione, tutte caratterizzate da un comune denominatore, l’omaggio reso alla città, per la bravura con la quale l’artista è riuscito a racchiudere in pochi centimetri di tela parti importanti della nostra realtà cittadina.

Nel “Cristo morto sostenuto da tre angeli-,(foto 1) possiamo ammirare, alle spalle della tragedia umana e divina che si è consumata, la chiesa di San Francesco, uno scorcio delle mura e, in lontananza, il campanile del duomo.

Altri indizi importanti dell’attaccamento alla città, ricorrono in due crocifissioni, nelle quali è possibile apprezzare distintamente uno scorcio dello stretto, (foto 2) presente in entrambe, e la presenza, nella seconda crocifissione (foto 3) del monastero basiliano di San Salvatore, sede della scuola di greco diretta da Costantino Lascaris, il forte di Matagrifone e il profilo delle isole Eolie.

Ci chiediamo, ora, riuscirà la città a far tesoro di questo grande patrimonio artistico? Riusciranno le istituzioni a profondersi in maggiori sforzi per promuovere l’arte e salvaguardare quanto di bello, non solo in pittura, risiede nella nostra città? Riuscirà sulla scia di questo nuovo entusiasmo a salvaguardare la storia artistica ed architettonica sulla quale ormai da tempo sembra essere calato il più assoluto silenzio?

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