Fra disperazione e speranza, Pietro III d’Aragona, nuovo sovrano del regno di Sicilia, entra trionfalmente in città.

Fra disperazione e speranza, Pietro III d’Aragona, nuovo sovrano del regno di Sicilia, entra trionfalmente in città.

Redazione

Fra disperazione e speranza, Pietro III d’Aragona, nuovo sovrano del regno di Sicilia, entra trionfalmente in città.

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sabato 07 Giugno 2008 - 06:39

Sembra che Messina sia stata sempre costretta a pagare a caro prezzo la fama e il prestigio conquistata nel corso dei secoli. La sua popolazione ha più volte lavato le mura dal sangue dei nemici uccisi. Innumerevoli sono stati i lutti e molte le lacrime versate, nella speranza, sempre tradita, di non dover rivivere più la drammatica esperienza di un assedio.

Carlo d’Angiò, fratello di Luigi IX, re di Francia, il responsabile delle sofferenze patite dalla città negli ultimi tempi, ha finalmente rinunciato all’assedio di Messina. La città, all’indomani dello scoppio della guerra del Vespro con l’insurrezione di Palermo, dopo aver appoggiato inizialmente le truppe francesi, si era infatti unita alla rivolta.

In un clima quasi surreale abbiamo assistito il 2 ottobre 1282 all’ingresso in città di Pietro III d’Aragona, figlio di Giacomo I il conquistatore e della principessa Violante, figlia del re di Ungheria. Il nobile aragonese è stato infatti indicato da Messina come erede legittimo del regno di Sicilia. La nostra riconoscenza più che a Pietro III d’Aragona, va ad Alaimo da Lentini, che ha magistralmente guidato la città, riuscendo alla fine a persuadere Carlo d’Angiò a desistere dall’assedio.

La città che accoglie il nuovo sovrano necessita di una nuova iniezione di coraggio, fiducia e soprattutto di nuovi capitali da investire. È opinione diffusa che sia necessario cancellare i danni di guerra e che per una veloce ripresa sia opportuno creare una nuova classe dirigente. Questi riteniamo siano i passi indispensabili per dare nuova linfa al processo economico-produttivo, ai quali non sono legati solo il benessere ma anche la fedeltà di Messina.

Alla luce di queste riflessioni si spiega la decisione di incontrare Pietro III d’Aragona, il quale, consapevole della difficile situazione, ha accettato di rispondere ad alcune nostre domande.

Come pensa di risanare un’economia che ha inevitabilmente risentito degli effetti della guerra?

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Credo che questo intervento di carattere fiscale riceverà il plauso della città, ma non basterà certamente a risanare una situazione finanziaria, che le collette francesi hanno reso drammatica. In questo senso come pensa di comportarsi?

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Abbiamo parlato fin qui di Messina e di alcuni dei provvedimenti che è desiderio e speranza di tutti possano essere di giovamento alla città. Non possiamo però non ricordare e ricordarLe di Alaimo da Lentini, che ha coraggiosamente difeso la popolazione.

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Quali sono ora gli impegni a vostro avviso più urgenti?

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Alla fine dell’incontro, in assenza del sovrano, un dubbio si è presentato nella mente.

Premesse incoraggianti o promesse da marinaio per un futuro che speriamo migliore?

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