9/08/1470
Abbiamo sempre detto di quanto sia grande la città, abbiamo sempre ricordato gli uomini che con abilità e avvedutezza sono riusciti ad arricchirsi e arricchire Messina. Sotto gli occhi di tutti i cambiamenti hanno modellato lo stesso tessuto urbano ad immagine e somiglianza della nostra intraprendenza.
Il mattone ha sostituito il legno, nuove abitazioni sono sorte in spazi per secoli abbandonati e dove i nostri avi, posero la prima pietre, dove gli ecisti Periere e Cratemene hanno dato inizia a questa favola.
Non è difficile notare quindi come fin dalle origini, la storia di Messina abbia sempre parlato al maschile.
In questa frenetica corsa abbiamo infatti finito con il dimenticare le nostre donne, per secoli lasciate ai margini della vita sociale, politica ed economica. Da sempre confinate dagli uomini alle cure del focolare domestico, hanno aspettato in silenzio, e pur continuando ad aspettare, sembra che qualcosa per loro stia cambiando.
Non possiamo che applaudire a quelle donne che, pur poche, contribuiscono, in qualità di elementi dinamici e attivi, allo sviluppo economico della città. Non solo di economia si parla, ormai da anni, infatti, le donne messinesi sono le tessitrici dei giochi di poteri che si consumano in seno alle più grandi famiglie cittadine.
Con piccoli passi, piccoli traguardi sono stati raggiunti grazie anche alla diversa mentalità dimostrata dai nostri uomini. Ricordiamo la dimostrazione di civiltà data da Nicolò Florello, che sorpresa la moglie in adulterio la lasciò fuggire. Peccato che la prova di maturità sia finita li, se al ritorno della stessa, Nicolò ha pensato bene di ucciderla.
Possiamo dire che l’intraprendenza non manchi e che in alcuni casi molte ragazze abbiano goduto di una libertà non consueta altrove. Novella, orfana del notaio Giacomo de Carissima, a seguito delle bastonate infertele dalla madre, si è recata dal notaio Castelli per denunciare la cosa, sottolineando come la madre, stesse sperperando i beni di famiglia.
L’ennesimo esempio ci è offerto da Antonia de Barrisio, che di fronte al notaio Castelli è riuscita ad ottenere lo scioglimento del matrimonio con il medico Gerolamo de Taranto, al quale il padre, ancora in vita, l’aveva costretta.
Si dice che Messina abbia dato i natali ai migliori commercianti del Mediterraneo, se è vero, è vero anche che le donne non siano state da meno. Si sono concesse alla nostra curiosità e alla nostra penna, nonostante il poco tempo a disposizione, alcune fra le donne più in vista della nostra città.
Un nome fra tutti, Costanza de Markisio, che con abilità gestisce gli interessi che il marito e il cognato possiedono nella Zecca. Mannuccia, nipote di Andrea Staiti, è grossista di tele provenienti dall’Olanda e di stoffe inglesi.
Sappiamo di un’altra Mannuccia, moglie di Andreotta Staiti, grossista di tele e stoffe, dedita all’esercizio dell’usura nei prestiti di frumento ai contadini. Violante Trimarchi fornisce invece piccoli capitali a mercanti di vettovaglie e specula nell’allevamento di cavalli.
Sorridiamo, però, della vanagloria di cui gli uomini messinesi fanno sfoggio, dimenticando quanto in realtà siano debitori al gentil sesso. Leonora Gotto, badessa di Santa Maria della Scala, è riuscita infatti ad far ottenere al canonico Cesare Gotto il titolo di procuratore. Gian Maria Gotto deve il suo feudo all’intercessione di Bernardina Gotto, suora in Santa Maria del Riposo.
Tanti nomi e tante storie di donne che sono riuscite li dove per secoli altre non hanno visto porsi altro che paletti, sentendosi dire sempre le stesse cose. Stai al tuo posto! Stai a casa che è meglio! Bada ai figli che al resto ci penso io! Ancora molto c’è da fare e molto dovrà essere fatto, prima che si possa parlare concretamente di pari opportunità.