Messina, perla del Mediterraneo, mai come oggi può vantare un indiscutibile prestigio all’interno dei circuiti internazionali del commercio. La classe dirigente, che più volte non abbiamo mancato di criticare e additare come causa principale dei nostri mali, ha contribuito in maniera inequivocabile allo sviluppo della comunità messinese.
Se enormi sono stati i passi in avanti compiuti da una piccola comunità, come quella ebraica, immaginare quali siano le possibilità e le capacità di una intera comunità cittadina è facilmente immaginabile.
La partecipazione del patriziato ai vertici dell’amministrazione e della politica, ha favorito l’afflusso di nuove iniezioni di capitale e denaro, indispensabili per il mantenimento dei grossi traffici che ruotano intorno al nostro porto.
La nuova elitè politica ha stretto ulteriormente i propri legami con la corona, ottenendo importanti benefici.
L’esenzione dal pagamento delle tratte per l’importazione del grano a Messina, con proprie navi, ne è un tipico esempio.
I registri da noi consultati parlano chiaro in questo senso. Ad aumentare non sono stati solo i capitali ma anche il numero delle navi che giornalmente attraccano in città.
Molti dei traffici cittadini, come risulta dai registri delle navi che qualche capitano compiacente ha generosamente mostrato, interessano regioni lontane, che portano le nostre navi verso il Levante e verso le isole greche.
Il vento gonfia le vele delle nostre navi verso nuove rotte, verso nuove possibilità. In un mercato in continua espansione, fa piacere sapere che ormai in ogni parte del Mediterraneo sia presente una delle nostre imbarcazioni.
I racconti del viaggiatore veneziano, Marco Polo, i territori attraversati fra la fine del 1200 e l’inizio del 1300, Armenia, Mongolia e Cina, rivivono negli occhi del concittadino Pietro Rombulo. Il mercante messinese da noi intervistato a poche ore dal suo ritorno in città, ha raccontato di essersi spinto con i suoi traffici fino in Cina, dopo aver attraversato l’Etiopia, l’India e sulla strada di ritorno anche la Somalia.
Quante le strade ancora da percorrere? Quanti i porti ancora da scoprire e dove far conoscere la potenza di una città senza tempo? Interrogativi, questi , che troveranno certamente una risposta in un prossimo futuro.
Proprio al futuro guardiamo, l’esperienza insegna quanto grande e imprevedibile sia il mercato e quanto poco basti per sconvolgere il delicato equilibrio raggiunto nel Mediterraneo.
La scoperta di nuove rotte, di nuovi mondi, lì dove è stato posto un limite ai nostri occhi, ma non alla nostra immaginazione, le colonne d’Ercole, quali conseguenze potrebbero avere sulla potenza della nostra città? Il Mediterraneo continuerebbe ad essere il centro del mondo o si trasformerebbe in una sua semplice appendice?