Il biologo Mecnikov e la fagocitosi cellulare
20/12/1882
Dopo anni di duro e instancabile lavoro, in una piccola abitazione di Messina, nel Rione del Ringo, in un improvvisato laboratorio, il biologo russo IL’Ja IL’ ic Mecnikov, si è reso protagonista di una scoperta che aprirà nuovi orizzonti nello sviluppo della medicina.
La teoria, suffragata da prove sperimentali, ha per oggetto un fenomeno cellulare sin qui poco conosciuto, la fagocitosi. La novità della scoperta risiede nell’aver intuito che anche i germi patogeni possono essere inglobati e digeriti dalle cellule, assolvendo così al compito di difesa dell’organismo.
Abbiamo raggiunto il biologo nel suo laboratorio, che abbiamo scoperto essere anche la sua abitazione.
-Cosa porta uno studioso russo così lontano da casa? Perché scegliere Messina come sede dei propri studi?
Sono un biologo e in quanto tale tutte le mie ricerche sono orientate prevalentemente all’analisi dei molluschi. Quale posto migliore, per la mitezza del clima nonché per la varietà di specie marine presenti nello stretto, che Messina!
-Siamo venuti a conoscenza della breve parentesi napoletana, dei trascorsi all’Università di Odessa e a Pietroburgo. Aldilà degli interessi scientifici ci sono state altre particolari ragioni?
Non posso negare il piacere che ha comportato condurre le mie ricerche a poca distanza da casa, ma la frustrazione per la scarsezza di mezzi e fondi a disposizione, indispensabili per i miei studi, mi ha portato, come da lei ricordato, prima a Napoli e infine a Messina.
-Veniamo al motivo di questa visita. Come è giunto a questa geniale scoperta?
Tutto è stato frutto di un intuizione. Qualche giorno addietro, approfittando dell’assenza della mia famiglia, come di consueto, osservavo al microscopio la vita delle cellule in movimento in una larva trasparente di stella marina. All’interno della larva avevo posto una cellula di carminio, a distanza di tempo stata circondata da cellule che, con i propri prolungamenti, l’assalivano e la divoravano, eliminandola completamente. In quel momento ha fatto breccia nella mia mente l’idea che cellule di questo tipo debbano svolgere nell’organismo una funzione di contrasto agli agenti nocivi, essendo privi di un sistema vascolare e nervoso.Non restava che provare questa ipotesi, se non applicando una scheggia all’interno della larva. Dopo una notte insonne, ho rilevato con piacere la fondatezza del mio ragionamento. La spina è stata circondata da cellule mobili e progressivamente eliminata. Se questo è possibile per dei molluschi, nulla vieta di pensare che un processo analogo non possa verificarsi in qualsiasi essere vivente . La prospettiva incoraggiante è che, tenendo conto di questo fenomeno, in un futuro lontano, sarebbe possibile realizzare particelle per ritardare o evitare la fagocitosi in modo, per esempio, che i farmaci possano rimanere all’interno dell’organismo per un tempo più lungo, essendo anche essi eliminati in funzione di questo processo.
-Quindi, più genericamente, se una sostanza estranea penetra in un organismo e delle cellule si muovono verso esse per distruggerle, mangiandole, non si assiste ad altro se non alla più elementare forma di difesa dell’organismo contro le malattie infettive. Quali sono ora i progetti per il futuro?
Ho intenzione di continuare le mie ricerche a Messina, anzi a giorni dovrei incontrare il professore di zoologia Kleinenberg, carissimo amico al quale ho intenzione di sottoporre i risultati del mio lavoro. Non so quanto tempo ancora durerà il mio soggiorno, sono sicuro però che terrò sempre nel cuore il ricordo di questa città.