Ci raccontano come veniva vissuta la raccolta e la macinatura, don Peppino Morabito e don Sabino Interdonato, che in quel mulino, da bambini, ci arrivavano con i sacchi sulle spalle pieni di grano e ripartivano verso i villaggi con la farina
L’aria odora di fumo di braciere e di minestra appena colta. Siamo dentro uno dei mulini nella valle di Cumia, edificio ripulito e reso fruibile da qualche mese dalla cooperativa “Valli Basiliane”. La ruota in pietra è ancora lì, immobile e ormai inservibile, a ricordare un passato fatto di lavoro e sacrifici. Un tempo in cui si viveva dei prodotti della terra e dei valori della famiglia.
Ci raccontano come veniva vissuta la raccolta e la macinatura, don Peppino Morabito e don Sabino Interdonato, che in quel mulino, da bambini, ci arrivavano con i sacchi sulle spalle pieni di grano e ripartivano verso i villaggi con la farina. Il mulino è stato dismesso intorno agli anni ’50, perché in città e nei villaggi il grano non si coltivava più. La raccolta del frumento, la fame nel periodo bellico, il contrabbando del grano, la fatica, i freddi inverni, rivivono oggi nelle loro parole: “era una vita difficile, sacrificata, ma si andava avanti sempre”