La vincitrice 2022 per la letteratura è la grande protagonista del festival del libro taorminese dal 15 al 19 giugno
Premio Nobel 2022 “per il coraggio e l’acutezza clinica con cui ha svelato le radici, gli straniamenti e i vincoli collettivi della memoria personale”, Annie Ernaux è la grande protagonista della XIII edizione del Taobuk. Un festival che per la sua ultima edizione ha deciso di celebrare a Taormina “Le libertà”.
Di libertà e del potere della scrittura abbiamo parlato, allora, insieme alla grande scrittrice francese, che sin dal suo esordio, con Les armoires vides nel 1974, si è distinta – in tutta, poi, la sua lunga e variegata produzione letteraria – per l’essere attenta scrutatrice dell’animo umano; rivelatrice con disarmante chiarezza della sua complessità; capace di donare universalità all’espressione artistica di un vissuto personale, individuale, anche autobiografico. Nei sui libri, temi intimistici si intrecciano con i grandi temi della storia, permettendo ad ognuno di noi lettori di immergersene e viverli direttamente.
L’intervista
Annie Ernaux ha parlato – citando la collega Joyce Carol Oates, altra grande protagonista del festival del libro taorminese – del successo non come ricompensa ma come punizione, e della sua vittoria del Premio Nobel come grande soddisfazione ma anche limite, alla sua creatività, al tempo di cui ha bisogno per scrivere. Ha, infatti, avvisato che il Tabouk sarà la sua ultima presenza pubblica per poi tornare alla scrittura. Siamo partiti, quindi, da qui. Si è mai trasformata anche la scrittura da liberazione a costrizione, un non poter fare a meno di scrivere?
“Il Nobel è un limite materiale di cui posso liberarmi, è stato un vincolo ma mi ha portato un’infinità di altre cose positive, mentre scrivere per me non è una libertà, io sono obbligata a scrivere, è un obbligo che mi viene da dentro, ho ricevuto questo mandato e non posso liberarmene”.
Siamo passati, poi, al potere della scrittura, capace di dare a sentimenti personali un valore universale, di farli rivolgere a ciascuno di noi, rivelando a noi noi stessi. “È il modo in cui si scrivono e si raccontano queste esperienze – che sono nostre, personali, particolari – a renderle universali, una scrittura autocentrata ma che deve considerare la parte più importante: il sentire. È intorno ai sentimenti che ruota l’universalità dell’arte, questo rende la scrittura universale, partire dal proprio mondo per uscirne e toccare quello di tutti gli altri”.
Domenica 18 giugno, alle 19, Ernaux parlerà, infatti, al Taobuk di “L’autobiografia condivisa per denunciare i vincoli sociali. Liberarsi delle sovrastrutture che intralciano la libertà”.
Foto di Giulia Cavallaro
Sono i soliti nuovi o vecchi nullafacenti che vorrebbero ridurre questa città,e in parte ci sono riusciti, ad una ” riserva indiana” a loro uso e consumo. Non se ne facciano una ragione, il Ponte si fa. E questa grassa e inutile borghesia Verrà spazzata via. Per sempre. Forza Messina.