L'ex capitano della Nazionale e cestista Nba era in città in qualità di coordinatore delle squadre nazionali per il progetto "Ogni Regione conta"
MESSINA – Luigi “Gigi” Datome è una leggenda per i cestisti di ogni età. Lo dimostra il fatto che tanti si sono radunati ieri, al Polivalente della Cittadella Sportiva Universitaria, per riuscire a fare un selfie con lui o anche solo vederlo di sfuggita. L’ex capitano della Nazionale di basket e cestista di primo piano nel panorama italiano, che è arrivato a giocare in Nba, era a Messina in qualità di coordinatore delle attività del settore squadre nazionali maschili della Federazione Italiana Pallacanestro. Innamorato di questo sport, o forse per il nuovo ruolo che riveste, anche durante l’intervista non riusciva a distogliere per più di qualche secondo lo sguardo dal parquet dove si stava svolgendo l’allenamento.
La Fip ha avviato un progetto, “Ogni Regione Conta”, che è iniziato proprio in Sicilia e in tre giorni, da lunedì 14 a mercoledì 16 ottobre, ha fatto tappa a Ragusa, Palermo e si è concluso a Messina. Sono stati coinvolti ragazzi under 18, nati nel 2006 e 2007, una cinquantina durante i tre giorni siciliani. Ieri al Polivalente della Cittadella si sono allenate delle selezioni di Messina e Catania accompagnati dai rispettivi allenatori con lo scopo di apprendere qualcosa da utilizzare in palestra nei giorni successivi.
Con Gigi Datome era presente anche l’allenatore Marco Sodini, ex allenatore dell’Orlandina e ora allenatore proprio dell’Under 18 azzurra, che hanno dato consigli ad atleti, tecnici presenti e anche agli arbitri. Un tour per far crescere tutto il movimento ma come ci conferma Datome difficilmente resterà un progetto fine a se stesso. A fare gli onori di casa per la tappa peloritana all’Università di Messina il professore Carmelo Trommino.
«Si conclude con Messina – sono le parole della presidente Fip Sicilia, Cristina Correnti – questa tre giorni intensa di basket dedicata a tutte le categorie: allenatori, preparatori, atleti e arbitri. Sono dei momenti importanti: si fa aggregazione tra addetti ai lavori e si condivide conoscenza e competenze. Datome e Sodini sono due personaggi importanti, le cui qualità tecniche e umane sono state apprezzate dal movimento cestistico siciliano. Vedere tanti bimbi attorno all’ex capitano della Nazionale è stato importante quanto il lavoro svolto sul parquet: è stata data loro l’occasione rara di incontrare i propri idoli».
Intervista a Gigi Datome
Ogni Regione Conta, ci racconti le finalità di questo progetto iniziato in Sicilia?
“Vogliamo andare in tutte le regioni d’Italia e prendere per mano chi vuol far crescere il proprio settore giovanile. Sono occasioni di confronto in cui ad atleti, allenatori e anche arbitri portiamo le linee guida del settore squadre nazionali. È importante capire la nostra filosofia e avere questo momento di crescita, diamo tutti piccoli spunti ad atleti e allenatori che poi possano portarli a casa e lavorarci in palestra”.
È tra gli italiani che hanno giocato in Nba, ci racconta le differenze tra il nostro basket e quello d’oltreoceano?
“È un basket diverso e cambia tanto come filosofia e reattività dei colpi. Molto difficile arrivare in Nba e molto difficile restarci. Ma anche nei nostri campionati è difficile avere un ruolo, anche gli americani faticano qui. Ogni tipo di basket ha la sua specificità, l’Nba forse è più bello per la fase playoff”.
In Federazione ora lavora con i giovani, consigli per farli crescere?
“Giocare, giocare, stare delle ore in palestra. Bisogna avere la passione, senza sentire la fatica. Ma bisogna anche fare le cose bene ed è un altro dei motivi di questo progetto. Devono avere l’ambizione di raggiungere la maglia azzurra un giorno”.
Ora questa serie di appuntamenti, domani pensate ad un raduno nazionale?
“Le Nazionali giovanili sono aperte a tutti, in tre giorni abbiamo visto una cinquantina di ragazzi, qualcuno da tenere sottocchio c’è. È chiaro che per arrivare in Nazionale bisogna meritarselo ed è molto difficile, parliamo dei migliori 12 o 16 in tutta Italia. Il progetto è appena iniziato e le regioni son venti, intanto portiamolo avanti, però vogliamo dargli seguito e non può essere una cosa fine a se stessa”.