I personaggi di Shakespeare incontrano le storie di vita dei detenuti del carcere di Gazzi. Sul palco anche studenti e attori professionisti
Nella Casa Circondariale di Gazzi due volte a settimana gli uomini e le donne, detenuti di media e alta sicurezza, calcano il palco del teatro “Piccolo Shakespeare”. Un progetto che Daniela Ursino e la Libera Compagnia del Teatro per Sognare portano avanti da 3 anni con l’obiettivo di far comunicare il mondo interno alla prigione con il mondo esterno. Due ore di laboratorio al buio, con le sole luci di scena e senza smartphone: così si è accesa la magia del teatro e la platea ha dimenticato di trovarsi fra le mura di un carcere.
“Ogni volta che partecipo a questi incontri sento che la società esterna, cosiddetta “civile”, è sempre meno lontana dalla nostra vita qui dentro“, così uno dei detenuti ha manifestato il suo orgoglio nel partecipare al laboratorio. “Oggi rinchiuso qui in questo brutto posto – racconta un altro detenuto – capisco cosa significa stare lontano da chi si ama. Non mollate mai, il sole esce per tutti. Se non in questa vita almeno in quella che sogniamo“. Ed è proprio la possibilità di sognare e immaginare di essere altro che spinge i ragazzi a dedicarsi a questo tipo di attività trattamentale.
“La mia più grande soddisfazione – ha dichiarato ai nostri microfoni l’ideatrice del progetto Daniela Ursino (Presidente di D’aRteventi e Direttore Artistico del Piccolo Shakespeare) – è proprio quella di mettere in connessione persone e mondi diversi e farli dialogare con semplicità, naturalezza e cuore”. E proprio il cuore ha portato attori professionisti, studenti dell’Università degli Studi di Messina (che da quest’anno è partner del progetto) e detenuti a dialogare, con un copione in mano da leggere per la prima volta, e mettersi ognuno nei panni dell’altro. Nei dialoghi non c’era l’attore da una parte e il detenuto dall’altra ma due personaggi si scambiavano battute l’un l’altro.
“Non riesco più a fare uno spettacolo teatrale senza pensare a questi ragazzi“, ecco come l’esperienza in carcere ha cambiato la vita professionale dell’attore e regista messinese Giampiero Ciccio’. “Le emozioni che questi ragazzi regalano sono talmente potenti che per un attore riuscire a raggiungerle è un approdo non facile”. L’obiettivo del regista è proprio quello di aiutare le donne e gli uomini che partecipano ai laboratori a ritrovare attraverso l’arte e la bellezza la parte migliore di sé. La voglia di riscatto e di rinascita sono i motori che fanno accendere la magia del teatro, anche dentro un carcere.
Anche gli studenti delle facoltà di Scienze Politiche e Giurisprudenza hanno calcato le assi del palco del “Piccolo Shakespeare”. Fra testi di Shakespeare e monologhi autobiografici dei detenuti tutti si sono messi in gioco e la parola d’ordine è stata emozione, semplicemente emozione senza distinzioni sociali o culturali. Ognuno con il proprio vissuto, chi di semplice studente, chi di attore che ha girato il mondo, chi di detenuto che sconta una pena e vuole riscattarsi.
A guidare la regia del progetto accanto a Giampiero Cicciò c’è l’attore messinese Antonio Previti e come scenografa e costumista Francesca Cannavo’. Gli attori professionisti che si sono messi in gioco e hanno recitato accanto ai detenuti sono: Cristina La Gioia, Eugenio Papalia, Francesco Bonaccorso, Giulia De Luca, Giuseppe De Domenico, Luca Fiorino, Mariapia Rizzo, William Caruso. E poi Nunzio Laganà’, storico Direttore di Scena del Teatro Vittorio Emanuele di Messina. Anche se in pensione Laganà vive ancora con passione il lavoro svolto per tutta la vita dietro le quinte e al fianco di attori anche molto famosi. E oggi, sul palco del teatro in carcere, ha portato proprio la sue esperienza, con semplicità e amore per il teatro.
In prima fila ad applaudire ai “suoi” ragazzi c’era la dott.ssa Angela Sciavicco, direttrice del carcere di Gazzi. Ad affiancarla in questa coraggiosa iniziativa c’erano la dott.ssa Caterina Pacileo, comandante della Polizia Penitenziaria; il capo area degli educatori Letizia Vezzosi; il presidente del Tribunale di Sorveglianza Francesca Arrigo e il magistrato Federica Ferrara. Un parterre di donne che ha creduto nel progetto e lo porta avanti per i suoi fini rieducativi.
Servizio di Silvia De Domenico