Presente stamane in aula bunker il solo Falcomatà. L'accusa ha chiesto 1 anno e 10 mesi di carcere per lui, 1 anno e 8 mesi per i membri della sua Giunta
REGGIO CALABRIA – Il sindaco Giuseppe Falcomatà – ben consigliato – è in aula bunker ad attendere l’esito di prima istanza del processo sul “caso Miramare”. Alla sbarra ci sono il primo cittadino di Reggio Calabria e tutti gli assessori comunali – tranne Angela Marcianò, condannata a un anno di reclusione in rito abbreviato in primo grado di giudizio, e Mattia Neto assente quando la famigerata delibera fu votata – della sua prima Giunta. Come pure la dirigente competente all’epoca Maria Luisa Spanò, l’allora segretario generale di Palazzo San Giorgio Giovanna Acquaviva e Paolo Zagarella, dominus dell’associazione Il sottoscala, cui un salone e il terrazzo della prestigiosa struttura ricettiva nel cuore di Reggio fu assegnato “per le vie brevi”, senza avviso di sorta.
Per tutti, i reati contestati sono di falso in atto pubblico e abuso d’ufficio.
Insieme a Falcomatà, difeso dall’avvocato Marco Panella, alcuni “fedelissimi” del suo entourage, dal capo dell’Ufficio stampa della MetroCity reggina Stefano Perri all’avvocato Salvatore Chindemi – responsabile della Task force comunale sull’Aeroporto dello Stretto – a Melina Sangiovanni (neo-componente del Consiglio d’amministrazione di Atam).
I giudici della Corte presieduta da Fabio Lauria, poco dopo il loro ingresso, si sono ritirati per la decisione: la sentenza di primo grado del Tribunale di Reggio Calabria dovrebbe essere pronunciata intorno alle 15 di oggi pomeriggio.