R iceviamo e pubblichiamo la lettera di Marco Crupi, un nostro lettore residente nella zona di San Licandro. Un giovane fotografo messinese che da anni documenta la presenza di cinghiali nella zona. Abita a pochi metri dalla recinzione che separa le abitazioni dalla collina in cui vivono gli animali. Proprio per questo vicinissimo al luogo […]
R iceviamo e pubblichiamo la lettera di Marco Crupi, un nostro lettore residente nella zona di San Licandro. Un giovane fotografo messinese che da anni documenta la presenza di cinghiali nella zona. Abita a pochi metri dalla recinzione che separa le abitazioni dalla collina in cui vivono gli animali. Proprio per questo vicinissimo al luogo in cui lo scorso 2 marzo è stata uccisa con dei colpi di fucile una femmina di cinghiale. Colpo esploso in pieno centro abitato.
La storia dei cinghiali di San Licandro inizia nel 2015, quando fecero la loro comparsa.Purtroppo l’uomo per natura è portato ad aver paura di tutto ciò che non conosce, io ho avuto la fortuna di poter ammirare giornalmente questi animali dal mio balcone di casa, poiché abito in un complesso che è letteralmente dentro la collina, siamo separati da essi da una rete metallica che a tratti addirittura manca. Hanno sempre avuto un comportamento pacifico e le uniche volte che si avvicinano all’uomo è in sicurezza da dietro la rete per cercare del cibo. Ad ogni minimo gesto dell’essere umano loro sono pronti a scappare, io stesso mi ci sono trovato faccia a faccia quando ho provato a salvare un cinghialino con la zampa ferita, in quell’occasione anche i cinghiali più grandi sono scappati via.Essendo un fotografo professionista sono riuscito a immortalare il loro comportamento e le loro abitudini, arrivando a capire la vera natura di questi animali, specialmente di quelli che sono nati e cresciuti in questo ambiente a stretto contatto con l’uomo.Avendoli costantemente sott’occhio ho subito notato una stranezza, il loro numero diminuiva invece di aumentare nonostante i parti delle femmine di cinghiale, inizialmente ho pensato che per natura pochi cuccioli arrivassero a sopravvivere ma la verità era un’altra e mi si è palesata quando, esattamente alla Vigilia di Natale dell’anno scorso, ho visto uno dei piccolini con una zampa ferita ed una trappola a cappio attaccata ad essa, qualcuno li stava cacciando.Fu in questa occasione che conobbi Deborah Ricciardi, la responsabile del Centro Recupero Fauna Selvatica di Messina, con la quale abbiamo tentato di prestare soccorso al cinghialetto ferito, che a tre mesi dall’accaduto zoppica ed ha ancora legata alla zampa la trappola a cappio che sicuramente gli causa dei problemi nei movimenti.Lo scorso 2 marzo poi, si è toccato il fondo: il bracconiere che finora si è limitato a piazzare trappole è arrivato a sparare a pochi metri dal mio complesso ben due colpi di fucile, evidentemente ha preso il territorio come una sua zona di caccia personale. La scena è stata straziante. La femmina di cinghiale ferita è riuscita a scappare a valle, esattamente davanti a casa mia, ed è stata agonizzante un’ora con i piccolini attorno che provavano a tirarla su. Ho immediatamente chiamato i Carabinieri e il Centro Fauna Selvatica la quale ha a su volta contattato la polizia provinciale, non siamo riusciti a catturare il bracconiere né a salvare il povero animale, ma almeno siamo riusciti a sottrarre il suo corpo dal bracconiere chiamando una ditta di Catania specializzata in questo.Lunedì 4 marzo, quindi poco dopo il terribile accaduto, ho notato un cinghiale spaventatissimo: era incappato in una trappola. L’animale, visibilmente sofferente, aveva una trappola a cappio intorno al muso. Con Deborah Ricciardi e una sua collaboratrice del Centro Recupero Fauna Selvatica di Messina, siamo andati a fare un sopralluogo nella zona per trovare queste trappole. Fortunatamente ne abbiamo trovate 2 e con le dovute autorizzazioni e dopo aver documentato tutto con foto e video le abbiamo rimosse. Le trappole erano tutte concentrate nella zona di Forte Ogliastri, per la precisione abbiamo trovato una trappola dentro al fossato del forte e un’altra alle sue spalle, entrambe legate rispettivamente a un albero e a un palo della luce. Le trappole erano dei cappi in acciaio, che servono al cacciatore per immobilizzare l’animale.Non abbiamo trovato trappole addentrandoci dentro la collina, sospettiamo che siano limitate agli spazi come quelli adiacenti il forte, perché rendono agevole il trasporto dell’animale e il suo recupero. Perlustreremo anche altre aree e il Centro Recupero Fauna Selvatica si rivolgerà alle autorità competenti mostrando le prove e la documentazione fotografica prodotta in occasione del sopralluogo.Personalmente ritengo inammissibile che qualcuno possa fare impunito il bracconiere arrivando a sparare e piazzare trappole in un’area urbana senza che le istituzioni si interessino minimamente alla cosa.
Marco Crupi
La cattiveria dell uomo non ha mai fine..
Si spara perché ancora, nonostante promesse e spot, sono lasciati liberi di scorrazzare soddisfacendo il vezzo di qualche fotografo che li vede come fenomeni da attrazione, in barba a chi ha il disagio..!!
Caro fotografo devi scandalizzarti allo stesso modo, perché sono stati lasciati ancora lì e non solo perché ahimè gli sparano..!! Non sono animali da attrazione fotografica, sono animali selvatici in pericolo perché nessuno li porta via lasciandoli preda di bracconieri..!!!
grandissimo,ti stimo,magari fossero tutti come te.