La "pazza idea" di Confesercenti: rinunciare ai ristori in cambio di un elevato numero di vaccini, per accelerare l'effettiva ripartenza
Mai come nella giornata di ieri si sono concentrati propositi, iniziative, commenti, manifestazioni a supporto di commercianti e mondo delle imprese in Calabria, particolarmente sofferente a causa delle ricadute economiche della pandemia.
Fermare l’emorragia delle aziende
Confesercenti ha messo in campo il “carico da 90”: una manifestazione nazionale – Portiamo le imprese fuori dalla pandemia – espletata su ogni singolo territorio e collegata alla raccolta di firme per supportare le richieste formulate dall’associazione dei commercianti su scala-Paese.
In una missiva, il presidente provinciale di Confesercenti Reggio Calabria Claudio Aloisio – che vi proponiamo anche in un’intervista audiovideo rilasciata a Tempostretto –ha supportato l’iniziativa evidenziando i 395 giorni dal primo lockdown e chiosando: «Ogni giorno in più di zona rossa significa 80 milioni di euro di fatturato perso. Continuare ancora con limitazioni e chiusure, stante così le cose, porterà alla cessazione definitiva dell’attività di centinaia di migliaia di aziende e alla perdita del lavoro per milioni di italiani». L’idea è dunque che il varo di un “decreto Imprese” con «misure concrete e una strategia chiara» possa ribaltare le cose per come sono andate (male) finora, garantendo sostegni proporzionali alle reali perdite e costi fissi, credito immediato, un piano che consenta alle aziende di riaprire in sicurezza: il tutto è supportato da una petizione online avallata con una «mobilitazione virtuale» che ha ovviamente coinvolto anche Reggio Calabria, ma anche tramite la sensibilizzazione dei massimi rappresentanti del potere esecutivo e legislativo.
L’incontro col Prefetto
In mattinata, Aloisio ha poi incontrato il prefetto reggino Massimo Mariani, discutendo di vari aspetti che riguardano la «situazione drammatica che il territorio sta vivendo attualmente» e consegnandogli la petizione di Confesercenti, ma soprattutto sottolineando con forza «l’esasperazione che serpeggia tra gli imprenditori costretti alla chiusura per l’istituzione della zona rossa senza alcuna certezza sui ristori che, inoltre, sino ad oggi si sono rivelati largamente insufficienti».
Restrizioni largamente formali e non sostanziali, ha evidenziato Aloisio, a causa dei troppi reggini che attuano comportamenti sconsiderati, «che vanificano le misure prese rendendole quindi inutili ed economicamente devastanti senza un reale risultato in termini di contenimento dei contagi».
Al punto che, in vista dell’appuntamento in Prefettura programmato per venerdì mattina alle 11 con rappresentanti delle forze dell’ordine e degli Enti territoriali volto a garantire uniformità di comportamento delle forze dell’ordine nel garantire applicazione delle misure restrittive vigenti, c’è una “pazza idea” che va prendendo corpo: Confesercenti potrebbe chiedere – provocatoriamente? – di «rinunciare totalmente ai ristori, pur di ottenere immediatamente i vaccini, in modo da accelerare al massimo l’effettiva ripartenza» anziché accontentarsi di un’economia “drogata” dai sussidi. E, anzi – prospetta Aloisio a Tempostretto – di poter avere «un numero di fiale molto più alto di quello meramente proporzionale alla popolazione, visto che manifestamente viviamo e operiamo in una “zona disagiata”, e non certo per colpa dei residenti ma dello Stato». Tutto, ovviamente, da verificare e soppesare dentro e fuori l’associazione di chi vive (o almeno ci prova, di questi tempi…) di commercio.
Confartigianato: ristori adeguati in tempi certi
Va certamente registrata anche la posizione di Confartigianato imprese Calabria, che in una nota stigmatizza le ulteriori due settimane di “zona rossa” decretate dal Governatore facente funzioni Nino Spirlì, che hanno generato «grande amarezza, trasformata purtroppo in fragorosa rabbia che esplode nelle manifestazioni di piazza e davanti ai palazzi delle istituzioni, dei commercianti, degli esercenti, dei professionisti come parrucchieri, centri estetici e ristoratori, già fortemente penalizzati dalle ennesime misure restrittive».
Nell’analisi di Confartigianato urgono «risposte chiare, tempi certi e ristori e sostegni, subito, e adeguati».
Peraltro, evidenzia l’associazione degli artigiani, «è oltre un anno che conosciamo bene le problematiche conseguenti all’insorgere della pandemia, soprattutto nella nostra regione, e quindi alle misure di contenimento della diffusione del virus, e le imprese sono pronte come sempre a fare la loro parte, ma anche le Istituzioni devono farlo. Non si può continuare a fare fronte alla necessità di combinare il diritto alla salute con il diritto al lavoro, penalizzando le imprese con continui ritardi e mancate risposte». Una vera e propria «questione di sopravvivenza», si aggiunge.
E anche in questo caso siamo di fronte a una raccolta di sottoscrizioni; in questo caso, finalizzata alla «riapertura delle attività del benessere, il cui fermo è inspiegabile».
Falcomatà ipotizza riaperture
Anche il sindaco metropolitano di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà ha preso parte al minivertice di ieri mattina in Prefettura, esprimendo «forte preoccupazione per gli effetti sociali che le chiusure stanno causando sulle attività commerciali sul nostro territorio, in particolare nel comparto dei parrucchieri, barbieri, centri estetici e palestre», fra i settori economicamente più segnati dalla pandemia nell’ultimo anno.
Al prefetto Mariani, fa sapere Falcomatà, «ho trasferito il grido d’allarme e lo stato di enorme sofferenza portato in piazza da centinaia di operatori del settore. Teniamo presente che si tratta di attività che hanno già parametri molto stringenti in fatto di igiene e che con le disposizioni per il contenimento del Covid hanno prodotto importanti investimenti per poterli rispettare, garantendo piena sicurezza ai loro clienti».
Proprio da questa considerazione ne nasce una successiva: si può ipotizzare di trarre fuori dall’impasse parte degli esercenti in atto “ostaggio” delle restrizioni. «Noi come sindaci e come Anci faremo la nostra parte, spingendo affinché siano valutate delle aperture settorializzate, soprattutto sui territori dove i rischi sono più bassi», fa presente il primo cittadino, visto che «ci sono migliaia di persone che rischiano di rimanere senza lavoro o di chiudere» e in casi del genere, è evidente, «la solidarietà non basta più».
La vicinanza di Cambiamo!
Anche i totiani di Cambiamo! si dichiarano vicini e solidali con gli imprenditori e le categorie produttive scese in piazza per protestare, per «chiedere aiuti concreti e, soprattutto, quella ripartenza che ormai non può essere rinviata. La difesa del proprio lavoro – scrive il responsabile provinciale Organizzazione del partito, Francesco Meduri – è diventata una priorità di tanti imprenditori che non sanno più come portare avanti la propria attività e mantenere le loro famiglie». Tante, troppe imprese ormai «in ginocchio», si rileva; non senza far presente che «il primo ‘decreto Sostegni’ del governo Draghi ha deluso le aspettative e, soprattutto, le necessità degli imprenditori, coprendo al massimo un 5% del loro calo di fatturato».
Il binomio sul quale puntare è invece vaccinazione&programmazione, stando a Meduri: «Sfida che vede la Calabria partire già in svantaggio, con l’ultima posizione per la percentuale di dosi somministrate rispetto alle dosi ricevute. L’estate è alle porte – è la considerazione ineludibile, guardando specialmente a tour operator, aziende del settore ricettivo, player del Pianeta Vacanze – e non riuscire a programmare , oltre che vaccinare, rischia di essere l’ultima tegola per il tessuto economico calabrese».
Un’eventualità da scongiurare con ogni energia disponibile.