Un palcoscenico sul mare per far rivivere la sicilianità di Pirandello. Il progetto "Liberi di essere liberi" va in scena in un festival a cielo aperto
Servizio di Silvia De Domenico
MESSINA – Fra turisti incuriositi e negozietti di souvenir a pochi passi dal santuario di Tindari si accendono i lampeggianti dei furgoncini della Polizia Penitenziaria di Messina. Dentro ognuna delle vetture ci sono gli agenti e i detenuti della Casa Circondariale di Gazzi. Sono i detenuti di alta e media sicurezza, attori della Libera Compagnia del Teatro per Sognare, fondata da Daniela Ursino nel 2017. Stanno raggiungendo il Teatro Greco: su quel palco poco dopo, infatti, sarebbe andato in scena un Pirandello rivisitato da Mario Incudine e interpretato proprio da loro. In un piccolo spazio di libertà, affacciato sul mare.
“Storie di Liolà”, ma con un pizzico di follia
“Mi sono inventato questo gruppo di pazzi di paese per raccontare la verità attraverso il filtro della follia”, racconta il regista Mario Incudine. “Ecco come i matti, interpretati dai detenuti, raccontano il loro concetto di vita, di amore, di tempo e di morte. Si ride ma ci si emoziona anche”.
“Storie di Liolà” è stato interpretato da Alessio P. Salvatore B, Gaetano B, Angelo B, Emanuele C, Giovanni F, Giovanni P, Gaetano R, Francesco T, Domenico P, Lorenzo S. 11 attori uomini affiancati dalle studentesse dell’Università degli Studi di Messina: Alice Buggè, Dorina Damani, Giulia Lanfranchi, Cristina Maiorana, Adriana Malignaggi, Alessia Mazzù, Ilenia Mobilia, Angela Triolo, Gaia Vizzini hanno vestito i panni delle “curtigghiare”.
“Il Teatro per Sognare” sotto le stelle
Dalla Casa Circondariale di Messina, diretta da Angela Sciavicco, il Progetto ”Il Teatro per Sognare” sulle arti e i mestieri del teatro, pensato per la rieducazione dei detenuti, ideato e organizzato da Daniela Ursino e sostenuto dalla Caritas diocesana di Messina con la guida attenta dell’Arcivescovo Monsignor Giovanni Accolla e del direttore padre Nino Basile, è uscito dalle mura dell’Istituto e va in scena nel suggestivo palcoscenico del Teatro Greco di Tindari. Dal 2019 anche l’Università degli Studi di Messina, con il Rettore Salvatore Cuzzocrea, sostiene il Progetto “Liberi di essere Liberi”.
Il progetto, come spiega l’ideatrice Ursino, vuole raccontare alla società esterna il carcere attraverso il lavoro di formazione sulle arti e i mestieri del teatro, svolto da D’aRteventi, all’interno della Casa Circondariale di Messina. I costumi sono infatti realizzati dalla sartoria teatrale dell’istituto penitenziaria, dalle donne di A.S, e gli oggetti di scena realizzati dalla Squadra della M.O.F. della Polizia Penitenziaria.
“Il teatro è la loro occasione di riscatto”, spiega Daniela Ursino. “Attraverso il laboratorio in carcere, che abbiamo avviato ormai 5 anni fa nel nostro “Piccolo Shakespeare”, i ragazzi fanno un cammino di recupero, verso un futuro reinserimento nella società”.
Sul palco del “Tindari Festival”
I detenuti-attori sono stati seguiti passo passo dai registi Giampiero Cicciò e Antonio Previti. Lo spettacolo è un adattamento scenico speciale che l’artista siciliano Mario Incudine ha realizzato per il “Tindari Festival” (diretto da Tindaro Granata) creando una scena dinamica in cui si sono alternate musica, parole e danza. Ecco le sue parole per raccontare lo spettacolo intriso di sicilianità.