236 gradini per arrivare in cima ed ammirare Messina dall’alto. Ecco lo spettacolo che i turisti attendono ogni giorno alle 12
servizio di Silvia De Domenico
MESSINA – I rintocchi delle campane, il ruggito del leone, il gallo che canta 3 volte e l’Ave Maria di Schubert. Inizia così lo spettacolo che tutti i croceristi attendono ogni giorno alle 12 a piazza Duomo. Abbiamo percorso 236 gradini per arrivare in cima al Campanile: ecco come funziona il cuore dell’orologio astronomico più grande e complesso al mondo.
Orologio meccanico, fatto di leve e contrappesi
Il funzionamento è meccanico, è fatto di leve e contrappesi e infatti tutto è mosso dall’ingranaggio di movimento, detto anche “cuore dell’orologio”. E’ quello che governa tutto, e proprio perché è tutto meccanizzato e collegato basta che non parta un ingranaggio per fermare tutto il resto. Succede raramente, ma quando capita è sicuramente una delusione per i tanti turisti che ogni giorno attendono con tante aspettative lo spettacolo del Campanile a mezzogiorno.
Campanile aperto tutti i giorni dalle 10 alle 13
E’ l’attrazione turistica principale della città ed è visitabile all’interno tutti i giorni. Lungo il percorso delle scale si possono ammirare da vicino le statue in bronzo, compreso il leone alto 4 metri, il complesso sistema di leve e ingranaggi e una volta arrivati in cima ci si può affacciare sulla città. La vista di Messina dal belvedere è unica. Lo Stretto da una parte e le colline dall’altra. Ma anche la Chiesa di Montalto, il Sacrario di Cristo Re, la Galleria Vittorio Emanuele e il Duomo di Messina.
Spettacolo alle 12 e dura 12 minuti
Il meccanismo si muove ogni giorno alle 12 e dura 12 minuti. Ogni quarto d’ora durante le giornata si muovono le due eroine ai lati del gallo, Dina e Clarenza, che battono i quarti e le ore e il carosello delle età. A mezzogiorno la Chiesa di Montalto appare e a mezzanotte torna giù in silenzio e scompare dal Campanile.
MessinArte gestisce Campanile e Tesoro
L’associazione MessinArte gestisce l’apertura e le visite guidate all’interno del Campanile e del Tesoro del Duomo. “Grazie all’Arcidiocesi e all’arcivescovo di Messina sono garantiti ogni giorno l’apertura e il funzionamento dei due siti”, sottolinea il presidente e socio fondatore Gioacchino Gazzara.
Il leone in bronzo dorato alto 4 metri
Alla sommità della torre si trova il leone in bronzo dorato, alto 4 metri, simbolo della provincia di Messina e della forza. Immediatamente dopo lo scoccare del mezzogiorno, l’automa inizia il movimento delle statue, agita la bandiera, muove la coda, rivolge il capo verso la piazza e ruggisce per tre vote consecutive. La bandiera misura più di 6 metri. In corrispondenza del piano del leone si trovano 8 campane del peso complessivo di 160 quintali. Il meccanismo del leone si trova al piano superiore a quello delle campane e, attraverso, un asse verticale, trasmette il movimento agli ingranaggi che fanno funzionare l’animale.
Dina, Clarenza e il gallo
Le ore e i quarti sono battuti da due statua automi in bronzo, alte tre metri, raffiguranti Dina e Clarenza. Le due eroine difesero la città duramte la guerra dei Vespri Siciliani. Al centro si trova il gallo. Questo animale, alto due metri, concepito dal costruttore come simbolo del risveglio della coscienza, poco dopo lo scoccare di mezzogiorno, dopo che il leone ha ruggito, batte le ali, solleva la testa e canta chiccirichì per tre volte consecutive.
Il “cuore dell’orologio”
Nel piano centrale dell’edificio si trova l’ingranaggio di movimento, detto il “cuore dell’orologio”, un potente meccanismo di orologeria a contrappesi. Alimentato da un motore elettrico, di potenza sufficiente a sollevare gli stessi contrappesi, consente il funzionamento e la regolazione dell’intero sistema.
La Madonna della Lettera
La scena raffigura la Madonna della Lettera, patrona della città di Messina. Secondo la tradizione nel 42 d. C. San Paolo venne a Messina per diffondere il Cristianesimo. I messinesi inviarono a Gerusalemme quattro ambasciatori per rendere omaggio alla Madonna, ancora vivente. La Vergine diede loro una lettera, destinata al popolo messinese, in cui prometteva la sua eterna protezione alla città. Nel campanile, poco dopo mezzogiorno, un angelo porta la lettera alla Madonna, seguono San Paolo e gli ambasciatori messinesi. Ogni personaggio si inchina dinnanzi alla Vergine.
Le scene bibliche
Le scene variano sulla facciata del campanile, in relazione al calendario liturgico, nel seguente ordine: da Natale all’Epifania (adorazione dei pastori); dall’Epifania a Pasqua (adorazione dei Re Magi); da Pasqua a Pentecoste (Resurrezione di Gesù); da Pentecoste a Natale (Discesa dello Spirito Santo).
La Chiesa di Montalto
La scena ricorda la fondazione della Chiesa di Montalto, che sorge sul colle della Caperrina. Secondo la tradizione, nel 1294, la Madonna apparve in sogno a Fra’ Nicola, chiedendogli di costruire una chiesa da dedicare al suo nome. Gli disse di radunare le autorità cittadine sul colle, perché a mezzogiorno una colomba avrebbe disegnato in volo il perimetro della chiesa che doveva essere costruita. Così accadde e la chiesa fu ben presto edificata. A mezzogiorno, al suono dell’Ave Maria di Schubert, una colomba disegna in volo un cerchio e subito dopo dalla roccia emerge la Chiesa di Montalto.
Il carosello delle età
E’ formato da quattro statue a grandezza naturale raffiguranti le fasi della vita. L’infanzia (un bambino), la giovinezza (un giovane), la maturità (un guerriero), la vecchiaia (un vecchio), che si portano al centro della scena ogni quarto d’ora. La morte, rappresentata da uno scheletro, con la sua falce scandisce il corso della vita.
L’orologio astronomico
Il lato del Campanile che guarda verso la facciata della Cattedrale, accoglie la parte astronomica. Dall’alto verso il basso: la luna, il planetario, il calendario perpetuo.
Ecco lo spettacolare ingranaggio e le statue in movimento visti dall’interno. Vedi qui la galleria fotografica 👇🏻
Ricordo anni fa lo mise in funzione la ditta di torneria Amanti , padre e figli, nel loro laboratorio hanno rifatto tutti i pezzi meccanici e montati sul campanile
Sì Riccardo, lo ricordo anche io perché ho avuto il piacere di aver conosciuto il cav. Amanti, un maestro nel suo mestiere, peccato che questi mestieri stiano andando a morire, come tutto l’artigianato, nessuno prende le redini. Adesso nell’azienda Amanti fortunatamente ci sono i figli, se non erro hanno ricostruito anche una parte della Vara .. fanno tanti tipi lavorazioni , ragazzi veramente in gamba, hanno preso dal padre.