Dispersione scolastica, dati in calo in 10 anni: i ragazzi a scuola vanno ma troppo poco. VIDEO

Dispersione scolastica, dati in calo in 10 anni: i ragazzi a scuola vanno ma troppo poco. VIDEO

Giuseppe Fontana

Dispersione scolastica, dati in calo in 10 anni: i ragazzi a scuola vanno ma troppo poco. VIDEO

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sabato 14 Gennaio 2023 - 09:05

L'osservatorio, con la professoressa Patanè, mostra miglioramenti. Serve un cambio culturale con le famiglie: "Tutti andiamo dalla stessa parte"

di Giuseppe Fontana, riprese e montaggio Matteo Arrigo

MESSINA – Del fenomeno della dispersione scolastica, soprattutto al sud Italia, si parla sempre più spesso. Si tratta di termini legati quasi sempre all’abbandono da parte di ragazze e ragazzi della scuola, in età in cui dovrebbe essere ancora vigente l’obbligo, cioè sotto i 16 anni. Ma è davvero un fenomeno in aumento? A spiegarlo è Grazia Patanè, dirigente scolastica dell’istituto Albino Luciani, individuata dall’Ufficio scolastico regionale come osservatorio per la dispersione scolastica.

La dirigente scolastica Patanè con il giornalista Fontana

Patanè: “In realtà a scuola i ragazzi vengono”

“La reale situazione è che a scuola gli alunni vengono – racconta la professoressa Patanè, dal plesso di Fondo Fucile, a pochi metri dall’area sbaraccata durante le opere di Risanamento degli ultimi mesi -. I ragazzi in abbandono o in evasione sono pochissimi, quelli registrati quest’anno sono solo di ragazzi non comunitari tornati nel paese d’origine. Non possiamo considerarli né abbandono né evasione”. I due termini non sono casuali. Si tratta di due dei fattori che compongono un indice, quello di dispersione, che viene analizzato dagli osservatori.

Patanè: “L’indice di dispersione composto da 4 fattori”

Lo spiega la stessa Patanè: “Quello che come scuola noi andiamo a monitorare è l’indice di dispersione scolastica, che contiene vari fattori: gli abbandoni, cioè chi era a scuola e non torna più; gli evasori, chi si iscrive e non si presenta mai; i respinti o bocciati, che sono costretti a ripetere l’anno o per non aver raggiunto i risultati o per la frequenza saltuaria; e i prosciolti, cioè chi è in età avanzata, oltre i 16 anni e quindi l’obbligo scolastico. Questa percentuale si è abbassata sempre più: l’anno scorso si è fermata al 2,8 per cento, in linea con i dati nazionali”.

I dati in Sicilia e a Messina

Il valore si riferisce alla Sicilia e alla scuola secondaria di primo grado ed è ottimo se si pensa che dieci anni fa, durante l’anno scolastico 2012/2013, il parametro segnava 6,61. Molto più basso il dato della scuola primaria: nel 2021/2022 è dello 0,47, quasi la metà rispetto al 2012/2013 quando era dello 0,86. Nella scuola secondaria di secondo grado, infine, si è passati dal 15,48 del 2012/2013 a un valore di 3,27 già nel 2019/2020, anno della pandemia. A Messina, invece, basta confrontare i parametri tra l’anno 2018/2019, l’ultimo pre-pandemico, e il 2021-2022. Nella primaria si è scesi dallo 0,33 allo 0,23 per cento, nella secondaria di primo grado dal 2,37 all’1,61 per cento e nella secondaria di secondo grado dal 7,41 per cento al 3,08.

Il problema della frequenza saltuaria

“La frequenza saltuaria – prosegue la dirigente scolastica Patanè – è ciò per cui siamo bacchettati dall’Invalsi (l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione, ndr). Mentre l’indice di dispersione globale è un indice esplicito, la frequenza saltuaria incide sull’implicita. Cioè: i ragazzi sono penalizzati dal non essere presenti a scuola e non raggiungono quegli obiettivi standard e che l’Europa ci chiede come obiettivi di competenza per le differenze fasce d’età. Il lavoro che si deve fare è con le famiglie: bisogna educarla, per far sì che siano costantemente presenti a scuola questi ragazzi, per far raggiungere loro determinati obiettivi. Sono competenze che servono loro per la vita, non solo in ambito scolastico”.

Il fenomeno Hikikomori

Ma non c’è soltanto la dispersione. La pandemia ha accentuato il fenomeno degli hikikomori, l’isolamento sociale che porti molti giovani a chiudersi nel loro mondo, all’interno delle proprie stanze. Anche in Sicilia e a Messina il fenomeno è presente: “A livello regionale e cittadino ci sono più casi, soprattutto dai 14 ai 18 anni. Nella scuola primaria l’osservatorio non ha notato nulla di particolare. Cerchiamo di lavorare con le associazioni per dare supporto alle famiglie. Ci sono situazioni impensabili. Immaginiamo un genitore che si ritrova il figlio che vuole stare chiuso in cameretta, in un mondo tutto suo, solo collegato via internet. Per un ragazzino o una ragazzina così è un dramma anche andare a buttare la spazzatura; non gli si può dire nemmeno di andare a comprare il latte. Siamo a questi livelli”.

Patanè sulla collaborazione tra scuola e famiglie

Grazia Patanè continua, parlando anche di ciò che le scuole e l’osservatorio stanno cercando di fare: “Vogliamo creare una maggiore collaborazione con le famiglie, perché nessuno è contro nessuno ma ognuno va dalla stessa parte. Lavorando su questo stiamo vedendo sempre più risultati”. La professoressa, dirigente dell’Albino Luciani, parla anche del contesto sociale della sua scuola: “Nel tempo l’atteggiamento delle famiglie verso la scuola sta cambiando ma ci vuole tempo. Per cambiare certe idee radicate da tempo ci vuole tanto lavoro, ma abbiamo visto anche maggiore fiducia nei nostri confronti da parte delle famiglie. I ragazzi sono più presenti, i genitori più disponibili al dialogo. Lo sbaraccamento ha fatto anche cambiare l’utenza della scuola”.

Il ritorno post pandemia

Dopo la pandemia, i ragazzi sono tornati a scuola anche in presenza. Per dirigenti e professori, una gioia vedere la loro felicità: “La cosa più bella è stata proprio vederli tornare. Hanno avuto grande voglia di rimettersi in gioco. Faccio un esempio: a Natale non ho predisposto nulla, open day o eventi simili, ma sono stati gli stessi ragazzi a chiederlo insieme ai docenti. Rimanevano fuori dall’orario scolastico, hanno organizzato gli addobbi, il presepe vivente, le decorazioni. E poi sono felicissimi di poter uscire. Stamattina (venerdì 13 gennaio per chi legge, n.d.r.) sono al cinema per un progetto. E a essere felici sono anche le mamme, tanto che mi hanno chiesto se fosse possibile organizzare anche qualcosa con i genitori. Anche questo è importante: dieci anni fa non sarebbe mai successo”.

La scuola è cambiata

La scuola è cambiata anche da questo punto di vista? “Stiamo cercando di creare sempre maggiore condivisione. Abbiamo chiesto anche per questo una sede del Centro di preparazione per adulti, che è partito con 10 iscritti e ora sono 40. Sono tutti genitori che non hanno il diploma di licenzia media e stanno tornando sui banchi. Già questo consente di capire tante dinamiche che, da fuori, non sempre si vedono”.

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