Di cosa hanno bisogno le detenute? Del parrucchiere per esempio. Parola della magistrata di Sorveglianza di Messina, che racconta il carcere al femminile
MESSINA – Se la lotta alla violenza di genere si pratica costruendo il rispetto della differenza di genere, raccontare le varie femminilità deve essere una priorità, nelle narrazioni del 25 novembre.
Ecco perché raccontare l’essere donna oggi, in carcere. C’è un mondo femminile dentro il carcere di Gazzi, dove la celebrazione della giornata contro la violenza di genere faticano a filtrare oltre le sbarre, ma i discorsi sulla parità prendono la densità del vissuto quotidiano. La violenza in questi casi è un filo rosso sotto traccia soltanto per alcune. Per tutte, però, resta il vissuto di un quotidiano e una femminilità doppiamente negati.
Entrare a Gazzi non è facile. Ma aiuta, con la testimonianza, la presidente del Tribunale di Sorveglianza Francesca Arrigo, che nell’intervista ad Alessandra Serio e Silvia De Domenico racconta il quotidiano della sezione femminile della struttura detentiva.
Nel carcere messinese la sezione femminile “sta bene”. Lo conferma Nessuno Tocchi Caino, l’associazione dei Radicali guidata da Rita Bernardini, rappresentata a Messina da Saro Visicaro, che anche quest’anno ha effettuato la consueta ispezione della struttura per verificare la condizione dei detenute (vedi qui l’intervista a Rita Bernardini).
I progetti di socialità fanno la loro parte. In particolare il laboratorio teatrale creato da Daniela Ursino, che regala spazi di libertà a tutti i detenuti ed è ormai una realtà consolidata.
Montaggio di Silvia De Domenico