La richiesta di concordato per l'imputato al processo per il femminicidio di Alessandra Musarra spinge i familiari a raccontare la loro angoscia
Chiara ed Alessandra avevano poco meno di due anni di differenza. Nate sorelle, come sorelle che si amavano sono cresciute. Oggi però Alessandra non c’è più, e Chiara deve fare tutti i giorni i conti con questa realtà. Una realtà che per Chiara è più tremenda della morte stessa, perché lei di cognome fa Musarra, e la sua Alessandra è quella ragazza che il 7 marzo del 2019 è morta in casa propria, nell’appartamento sopra quello della sua famiglia, strozzata da una persona della quale si fidava, tanto da avergli aperto la porta.
Dopo anni di silenzio, Chiara ha deciso di parlare, raccontando tutta la sua difficoltà ad andare avanti, che condivide con il resto della famiglia. Perché gli sviluppi del processo d’appello a Cristian Ioppolo hanno riaperto per lei una ferita, che resta insanabile. Davanti alle telecamere è più difficile, ma a microfoni spenti Chiara è un fiume che non vedeva l’ora di riversarsi in mare.
“E’ impossibile dimenticare, ogni giorno è difficile. E poi, pare che questa storia non debba mai finire. Pensavamo che almeno giustizia fosse fatta, invece l’ultima udienza ci ha lasciati spiazzati. E’ impossibile per noi pensare che Alessandra non possa avere giustizia, che a noi non venga concesso di trovare pace”, spiega.
E’ con questo animo tormentato che Chiara tornerà in aula, martedì prossimo, per assistere alla prossima udienza del processo d’appello, durante la quale il procuratore generale dovrà spiegare alla Corte qual è la pena che ritiene congrua per Cristian Ioppolo, e che ha concordato con la difesa dell’imputato, condannato in primo grado all’ergastolo.
Intanto la decisione dell’Accusa non smette di provocare reazioni. “È inaccettabile per noi il concordato per questo delitto e per il femminicidio in generale, un reato per il quale la legislazione più recente ha per fortuna escluso la possibilità di richiedere i riti alternativi, proprio per la loro efferatezza. La richiesta di concordare la pena vanifica questi importanti risultati Ed è inaccettabile di fronte al dolore dei familiari delle vittime, soprattutto quando richiesto dall’Accusa. Aspettiamo fiduciosi la decisione della Corte d’Appello”, dice l’avvocato Cettina La Torre, che assiste Chiara Musarra come parte civile al processo ed è anche presidente del centro antiviolenza Al Tuo Fianco.
Anche il Centro Donne Antiviolenza di Messina è intervenuto sulla vicenda, stigmatizzando la richiesta di concordato per il femminicidio.
Tutta la più profonda solidarietà vada ai familiari e a tutti coloro che hanno amato in vita la povera Alessandra.
Umanamente ci si chiede come possono essere concessi benefici di legge all’autore di iquesto orrendo e disumano crimine !!!???
Il Procuratore generale chieda a Dio un concordato per fare rivivere Alessandra e solo dopo chieda un concordato all’imputato ?
Mi auguro che i Giudici respingono il concordato e diano giustizia ad Alessandra ?
ERGASTOLO.