Oltre all'ottima prova d'attore di Max Mazzotta, gran parte del lungometraggio premiato a Venezia è stata girata in terra calabrese
REGGIO CALABRIA – Domani sera il regista Gabriele Mainetti sarà in Calabria – al cinema “Citrigno” di Cosenza – per coronare il successo del suo Freaks Out, anche a Venezia premiato col Leoncino d’oro.
L’iniziativa, cui prenderà parte anche il Max Mazzotta, uno dei brillanti interpreti del film, ci ricorda che in un pezzo importante di Calabria – in Sila – è stata girata una parte rilevante di Freaks Out, come pure il supporto tributato con lungimiranza dalla Calabria Film Commission.
Ha atteso 6 lunghi anni, Mainetti, per realizzare la sua “opera seconda”, dopo il clamoroso successo di Lo chiamavano Jeeg Robot. E l’esito davvero lascia il segno.
Riprese calabresi, ritmo da kolossal
Intanto, Freaks Out ha il respiro del kolossal, con effetti speciali di sicuro impatto anche su un grande pubblico internazionale. Convincente quanto straniante la trama, una connection tra passato e futuro.
E la cifra autentica del lavoro di Mainetti pare proprio la commistione… Choccante l’accostamento tra il circo, la brutalità delle SS, il candore della giovanissima Matilde e la Resistenza. Le facoltà divinatorie del protagonista – che non si sa come fanno spuntare anche un telefonino nei suoi sogni di futuro – si saldano ai superpoteri di quattro “fenomeni” circensi: il forzuto scimmiesco, il nano-magnète, la ragazza che sprigiona enormi quantitativi d’energia, un giovane “signore di tutti gli insetti”.
L’arte del calabrese Mazzotta
A parte Mazzotta, che non rinuncia a riferimenti vernacolari, il cast vanta presenze come Claudio Santamaria (da anni autentica “sicurezza” del cinema italiano, anni fa nei panni di Rino Gaetano nella miniserie Rai Ma il cielo è sempre più blu); Giorgio Tirabassi – che ha associato in modo potente il suo volto alla serie Distretto di polizia –; Pietro Castellitto, figlio d’arte che a 29 anni è l’attore del momento, regista e pure scrittore, col recentissimo Gli iperbòrei.
Magnifici Rogowski e Giovinazzo
Maestoso Franz Rogowski (tedesco di Friburgo che ha lavorato con Terrence Malick e Michael Hanecke) nei panni del pianista alfiere del nazismo che vuol salvare il Terzo Reich, sorprendente Aurora Giovinazzo, appena 18enne e però bravissima nei panni della “donna elettrica”.