Le multisala Apollo e The Screen Cinemas gremite di pubblico per la presentazione del film sulla latitanza del boss mafioso Matteo Messina Denaro
MESSINA. È calorosissima l’accoglienza del pubblico messinese per “Iddu- L’ultimo padrino”. Le sale cinematografiche della Multisala Apollo e del The Screen Cinemas di Messina si riempiono interamente per l’anteprima del film, alla presenza dell’attore Elio Germano e di Antonio Piazza, che ne cura la regia insieme a Fabio Grassadonia.
Come prima cosa, Piazza precisa: “Ci tengo a dire che sono per metà messinese, mia mamma è di Messina, al cinema Apollo ci sono i miei cugini, sono perciò davvero molto felice di essere qui”.
I due registi siciliani, con il loro stile originale –Salvo (2013) e Sicilian Ghost Story (2017)- tornano al cinema con il terzo cortometraggio, portando sullo schermo il racconto dell’assurda latitanza del boss mafioso Matteo Messina Denaro.
La realtà è solo il punto di partenza
Viene, però, precisato sin dall’apertura del film: “La realtà è un punto di partenza, non una destinazione!”
Il potere del verosimile, della finzione, è quello di offrire uno sguardo più lucido sulla realtà, proprio grazie al suo distanziarsene, permettendoci, così, di riflettere su di essa. Lo spiegano a Tempostretto Piazza e Germano: “Nel nostro tempo, siamo continuamente bombardati di informazioni, ci sembra di conoscere tanti fatti, ma diventa sempre più difficile metterli insieme e trovarne un senso. La destinazione cui tende la nostra pellicola, allora, più che una collezione di avvenimenti, è il tentativo di comprendere cosa questi significhino, tra reale e non” afferma Piazza.
“Abbiamo utilizzato lo stesso metodo sul set -continua Germano-. Siamo partiti da un grande rigore iniziale, dallo studio degli atti processuali, dei collaboratori di giustizia, dei lavori di chi aveva scritto su questa vicenda. I registi hanno scelto di descrivere un mondo cui noi attori abbiamo cercato di dare corpo, abbiamo offerto carne alle loro intuizioni, tramite personaggi fortemente ancorati al reale ma che possono, anche, rappresentare qualcosa di diverso. Quando vediamo Shakespeare, d’altronde, non ci interessano le vicende del re di Danimarca, ma il significano e il valore che queste assumono. Il nostro film è fortemente legato alla contemporaneità, ma racconta in generale il nostro Paese, potremmo sostituire dei personaggi e la storia resterebbe valida”.
Piazza e Grassadonia creano, così, un percorso narrativo a partire dai “pizzini” di Matteo Messina Denaro, veri e propri scambi epistolari del boss. In particolar modo, quelli con l’ex sindaco di Castelvetrano Antonino Vaccarino (ed è proprio a Castelvetrano che il cinema Marconi, l’unico nel Comune, da sempre di proprietà del sindaco Vaccarino, e ora gestito dal figlio, ha rifiutato di proiettare il film. Veto che l’attuale sindaco Giovanni Lentini sembra, però, essere riuscito a superare, rendendone possibile la visione, dopo un sopralluogo, al teatro Selinus).
Un film grottesco
Ambientando l’azione nel 2004, “Iddu-L’ultimo padrino” prende avvio da un periodo della latitanza trentennale di Messina Denaro per presentare, tra realtà e finzione, il confronto di due uomini, le loro maschere e le loro verità, le loro pretese di onnipotenza e la loro bassezza.
L’ex sindaco, che qui si chiama Catello Palumbo ed è napoletano, appena uscito di galera, viene contatto dai Servizi segreti. Essendo amico – e padrino – di Matteo Messina Denaro, dovrà sfruttare il suo legame con il boss per fornir loro le informazioni necessarie alla sua cattura, in un doppio gioco pericoloso fatto di trucchi e ambiguità (che riguardano anche gli stessi Servizi segreti). Qui la storia del boss diviene, quindi, la storia di tutto il nostro Paese, fatta di ipocrisie e contraddizioni.
Ma chi attende di trovare un’aspra polemica nel film vedrà le sue aspettative disilluse. Elio Germano (Denaro) e Tony Servillo (Palumbo) danno vita, in una narrazione grottesca, a due personaggi che oscillano tra tragico e comico, tra drammatico e ridicolo. Il comico, però, non alleggerisce la loro disumanità, anzi inspessisce la tragicità del racconto. Il male, mostrato nella sua banalità, diviene ancora più allarmante. “Il ridicolo, qui, uccide più delle pallottole” afferma Palumbo nel film.
Insieme a loro un cast fatto anche di tanti non-siciliani, forse per sottolineare ancor di più la distanza dalla realtà dei fatti, Germano è romano, Servillo di Caserta, con loro vi è la calabrese Daniela Marra, la slovacca Barbora Bobulova, la napoletana Antonia Truppo, e, poi, invece, i palermitani Fausto Russo Alesi, Giuseppe Tantillo, Rosario Palazzolo e Filippo Luna (di San Giuseppe Jato).
La fotografia è di Luca Bigazzi, e la colonna sonora è firmata da Colapesce.
Il film, prodotto da Indigo Film con Rai Cinema e distribuito da 01 Distribution, è stato presentato in concorso alla Mostra internazionale cinematografica di Venezia di quest’anno, dove ha vinto il premio Carlo Lizzani (al miglior film italiano) e il premio Mimmo Rotella. Uscirà in tutte le sale il 10 ottobre, mentre Messina può goderne l’anteprima con i suoi ospiti, interrogandosi insieme a loro sull’assurdità di una latitanza durata 30 anni.
Le battute del sindaco
E tra il pubblico, ad apprezzare particolarmente il lungometraggio, è il sindaco Federico Basile che, complimentandosi con attore e regista per riportare nelle sale un tipo di cinema che manca e di cui abbiamo bisogno, scambia con loro anche qualche battuta sul Ponte. Piazza, infatti, si è presentato al suo pubblico con un grande adesivo sulla giacca che recita: “No al Ponte”.
“Mi fa piacere notare il suo messaggio – dichiara il sindaco – veniamo da giornate particolari e lo apprezzo davvero. Ci tengo a precisarlo, perchè non temo le polemiche ed esprimo quello che penso. Detto questo, grazie davvero, le storie come queste vanno raccontate, grazie per le informazioni che veicolate, guardo la locandina e rifletto, davvero, sulla latitanza più misteriosa d’Italia. E vanno raccontate come avete fatto voi, con uno studio attento e la capacità di comunicare con chi guarda. Comunicazione, messaggio e conoscenza. Il cinema oggi più di ieri deve riuscire a tornare a fare ciò che avete fatto voi”.