L’amato attore si racconta. Andrà in scena il 2 giugno a Casalvecchio, con un’inedita versione siciliana di “Pierino e il lupo”
MESSINA – Gianfranco Jannuzzo, con la sua passione, la sua grande professionalità e la sua umanità, torna nella nostra città. Torna a portare l’arte, questa volta per grandi e piccini. Accompagnato dall’orchestra del Conservatorio Corelli, diretta dal maestro Michele Amoroso, l’attore racconterà la storia di “Pierino e il lupo”, composizione di S. Prokof’ev, nell’inedita versione tutta siciliana “Petruzzu e ‘u Lupu”, curata dal giornalista e scrittore Geri Villaroel. L’appuntamento è a Casalvecchio, domenica 2 giugno, alle 18,30, in Piazza Municipio.
Jannuzzo si è raccontato a Tempostretto, proprio a partire da questa nuova avventura.
Cosa dobbiamo aspettarci da “Petruzzu e ‘u Lupu”?
“Nasce da un’idea di un mio grande amico storico, il presidente del Corelli, Egidio Bernava. Sono in scena insieme alla sua Orchestra, una realtà straordinaria, una eccellenza della Sicilia, quindi, dell’Italia e, quindi, del mondo (ci definiscono pigri, ma noi siciliani quando dobbiamo fare una cosa la facciamo in grande, siamo seri, appassionati, questo mi inorgoglisce moltissimo)! Così ho conosciuto il maestro Michele Amoroso e il suo orecchio assoluto che invidio tantissimo. È, poi, una gioia per me andare in scena a Casalvecchio. L’unico che può sbagliare sono io! Ma ce la metterò tutta e so che loro mi metteranno nelle condizioni di far bene. Mi entusiasma poter raccontare una favola meravigliosa, con la potenza della nostra lingua siciliana, vera e propria lingua e non semplice dialetto; poterla raccontare soprattutto al pubblico più giovane, fatto di bambini. È una favola dalla grande attualità, si dipana, infatti, sulla classica dicotomia tra bene e male: Pierino, con la sua purezza, è il bene; il lupo, che può presentarsi in quella selva oscura dall’incombente pericolo, è il male; il nonno è l’adulto che può istruire e proteggere il piccolo protagonista. L’unicità del racconto si trova in tutti gli incredibili personaggi rappresentati dagli strumenti musicali. L’autore ci presenta una vicenda vista con gli occhi dei bambini; noi adesso vogliamo rendere loro i veri protagonisti. I bambini che, in questi anni orrendi che stiamo vivendo, hanno scoperto cosa sia la tragedia della guerra, la paura di un futuro in pericolo e, nel loro piccolo così grande, si fanno portatori di pace, di serenità, di voglia di vita”.
Accompagnato dell’Orchestra del nostro conservatorio, come è stato fare da voce narrante?
“Incredibile! Stiamo facendo le prove in questi giorni, i ragazzi sono tutti giovanissimi. L’Orchestra è l’esperienza corale per eccellenza, l’orchestra è di tutti, è un unicum eccezionale”.
Una vita dedicata all’arte, in tutte le sue forme. Quando ha deciso di intraprendere questa strada?
“Sono quei percorsi che si intraprendono al contrario. Sono i miei genitori a dirmi che sin da bambino desideravo questo, facevo a casa le imitazioni di amici e professori, cantavo, lo sentivo nel sangue. Non per fare ancora una volta una captatio benevolentiae a noi siciliani, ma dipende da una nostra caratteristica: siamo egocentrici e accentratori, ma per il desiderio di far stare bene le persone intorno a noi”.
E cosa continua l’arte a insegnarle ogni giorno?
“L’arte ci permette di imparare continuamente e da chiunque. Il pregio che mi attribuisco è quello di saper riconoscere il talento, perchè ho avuto la fortuna di vedere il mio riconosciuto da uno dei nostri più grandi attori, Gigi Proietti. Ho imparato, così, a capire qual è e se c’è il talento. Questo, però, va coltivato, non smettiamo mai di crescere e migliorare. Non siamo mai arrivati. Per questo motivo, per non perdersi, l’umiltà è fondamentale”.
Come far incontrare i nostri sogni con la realtà?
“Se ti guardi allo specchio sai cosa sei nato per fare, sai in cosa hai talento e se decidi di ignorarlo, di non seguire la tua vocazione per una scelta magari anche più conveniente, resterai frustrato a vita”.
Ultima domanda, tra i tantissimi realizzati, c’è un sogno ancora da realizzare?
“Ce ne sono ancora tanti di sogni nel cassetto che spero di avere il tempo di realizzare. Due dei grandi sogni da ragazzo che avevo, però, sono riuscito a renderli realtà: erano il “Liolà” e “Il berretto a sonagli” di Pirandello. Il prossimo sogno lo sto preparando da tanti anni, realizzare uno spettacolo sul nostro fantastico mito della Fata Morgana. Dal punto di vista personale, spero di potermi godere sempre più la mia famiglia, “me mugghieri chi è milanisa ma è bedda comu na siciliana”, i miei amici. Conosci un siciliano che possa fare a meno del sentimento dell’amicizia? È un sentimento che sappiamo coltivare così bene e che pretendiamo sappiano coltivare anche i nostri amici. Si dice che gli amici si contano sulle dita della mano, io, allora, sono la dea Kāli, ne ho cinquemila”.