Angoli di bellezza in mezzo al degrado. Nella baraccopoli resiste una casa post terremoto e c’è chi coltiva un roseto
servizio di Silvia De Domenico
MESSINA – Il nostro Viaggio nelle baraccopoli oggi ci riporta a Giostra, dove di città nella città ce ne sono ancora molte. Dislocate in diverse zone del viale e del controviale. La settimana scorsa abbiamo visitato quella di via Appennini, dove le baracche sono state costruite a ridosso della chiesa di San Matteo.
Una delle poche case post terremoto rimaste in piedi
In questo dedalo strettissimo scopriamo una delle poche case rimaste in città risalenti al 1908. Si intravede ancora il tetto originale in legno, anche se in alcuni punti è stato coperto con l’amianto. Le pareti sono state poi rese più robuste con la muratura ma lo scheletro della baracca risale al periodo post terremoto. Oggi ci abita la famiglia del signor Carmelo Molonia, e la sua è la terza generazione a vivere in quella piccola casetta. Ci fa vedere quella che fino a qualche anno fa era la cameretta della figlia, separata dai figli maschi che dormivano sul divano della cucina. Più che una camera è un piccolo corridoio, dove si poteva entrare solo una persona alla volta.
E a sorpresa un giardino di fiori in mezzo alle baracche
Percorrendo la stretta via di casa sua scorgiamo per caso un giardino ricco di fiori. Rose, margherite, essenze colorate e piante aromatiche come il rosmarino. Un bel colpo d’occhio e un profumo inaspettato. Anche in mezzo alle baracche si possono trovare angoli di bellezza. Merito di chi cura questo posto con un bel prato verde e un albero probabilmente centenario.
“Nelle baraccopoli non ci sono solo fogne e ratti”
“Questa è la dimostrazione che nelle baraccopoli non ci sono solo fogne, ratti e quanto di più negativo si possa pensare”, commenta il sub commissario al Risanamento Marcello Scurria. “Ci sono persone in carne ed ossa, c’è anche chi fa la raccolta differenziata correttamente e chi ha il pollice verde e cura questo bel giardinetto con amore”.