Interessante confronto tra esperti durante il “Caffè Digitale” organizzato dall'Istituto Comprensivo Torregrotta
«L’uso di internet e dei social non dev’essere vietato, bensì educato. Un processo, questo, che dev’essere governato da genitori e insegnanti, attraverso un’alleanza solida, che si fonda sulla condivisione di principi e comportamenti comuni». È quanto emerso dall’interessante dibattito svoltosi nel corso del Caffè Digitale “Adolescenti e social network: un rapporto controverso”, una conferenza online organizzata dal Comprensivo Torregrotta a conclusione di un’intensa campagna di sensibilizzazione dal titolo “Together for a better Internet”, messa in campo nel mese di febbraio dall’Istituto guidato dalla dirigente Barbara Oteri proprio all’utilizzo corretto della “rete”.
Un percorso lungo, iniziato con i cineforum tematici per gli studenti della scuola secondaria e delle classi 5^ della Primaria, proseguito con la formazione docenti sul trattamento dei dati personali fino, appunto, al “Caffè Digitale”, che ha visto l’intervento del dott. Marcello La Bella, primo dirigente del Compartimento della Polizia Postale e delle Comunicazioni “Sicilia Orientale”, i docenti Carmelo Di Stefano e Claudia Rotondo, dell’Equipe Formativa Territoriale dell’Usr Sicilia, la dott.ssa Maria Polito (presidente Associazione Avulls), il prof. Alessandro Greco, dirigente scolastico ed esperto di media education, le docenti del Comprensivo Torregrotta Cettina Amalfa (animatrice digitale) e Rosaria Rizzo (referente Progetto “Bull-out”), la dott.ssa Laura Sottile (psicologa) e l’ing. Angelo Impollonia (Data Protection Officer IC Torregrotta).
Dal cyberbullismo alle fake news, passando dal revenge porn alle challenge mortali che imperversano su alcuni social, la cronaca degli ultimi anni è costellata di testimonianze di quanto la rete possa trasformarsi per bambini e adolescenti un labirinto oscuro dentro cui è facile perdersi, un luogo fra l’altro in cui si sviluppano più facilmente dinamiche di odio e sopraffazione: «Partiamo intanto da un nostro generale esame di coscienza – afferma aprendo i lavori la prof. Barbara Oteri, dirigente del Comprensivo Torregrotta – e riscopriamo il valore della gentilezza, nei modi e nelle parole che noi adulti utilizziamo di fronte ai ragazzi, delegittimando anche quelle che sembrano innocue prese in giro e che invece diventano spesso il fondamento, anche inconscio, di comportamenti devianti».
«Dobbiamo pensare alla rete come a una città, col suo tessuto urbano – aggiunge il prof. Carmelo Di Stefano – in cui far camminare i nostri bambini. Sappiamo bene che esistono dei pericoli, dei luoghi non sicuri, perché li conosciamo, li vediamo e di conseguenza abbiamo un atteggiamento protettivo nei confronti dei nostri figli piccoli che sono indifesi e li educhiamo a riconoscere quei pericoli e a evitarli. La stessa cosa dobbiamo fare, da genitori e da educatori, per la rete, solo che è più difficile perché il pericolo non sempre è subito riconoscibile né percepito come reale».
«Invece la rete – spiega il comandante Marcello La Bella – è un mondo pienamente reale, dove purtroppo il filtro di uno schermo o un tempo prolungato passato su smartphone o pc ci espone maggiormente a rischi. Nella pandemia, per esempio, abbiamo registrato un aumento dei reati in rete del 70%, e sono praticamente raddoppiati i fenomeni di adescamento e di cyberbullismo». Due aspetti amplificano le condotte: la rete non ha né confini geografici né di tempo: «Ciò che va in rete rimane per sempre» e uno degli esempi è la crescita dei reati relativi alla pornografia minorile «fenomeno da non inquadrare solo nella logica dell’adescamento di un minore da parte di un adulto, ma che purtroppo si sta sviluppando tra gli stessi minorenni. Purtroppo, quando noi interveniamo, il danno è già stato fatto. È fondamentale invece lavorare sulla prevenzione, con la massima attenzione dei genitori e insegnanti: sono loro – conclude La Bella – che hanno le antenne giuste per cogliere in tempo alcuni segnali e proteggere bambini e adolescenti».
E poi c’è la facoltà di scegliere, cosa è giusto e cosa invece è sbagliato: «Qui si deve concentrare la nostra azione di genitori ed educatori» interviene il dirigente Alessandro Greco «perché non possiamo certamente ragionare in termini di proibizionismo, ma dobbiamo educare i nostri ragazzi all’uso dei vari Media». E sintetizza l’approccio educativo alla rete con un esempio semplicissimo: «Un normale coltello da cucina – spiega Greco – è un utensile che, usato in un determinato modo, può uccidere. Ogni genitore, però, insegna con attenzione al proprio bambino il modo corretto di utilizzarlo, ad esempio per tagliare la carne. Ecco, la stessa attenzione e meticolosità deve essere applicata anche nella guida dei nostri figli all’uso dei Media».
Attorno alla famiglia e alla scuola c’è poi una rete di supporto che è già attiva, sottolinea la presidente della sezione Avulls di Torregrotta, Maria Polito, quella del volontariato: «per sostenere sotto il profilo psicologico e legale le vittime dei reati, ma anche i gli stessi autori, spesso minori con storie di violenze subite alle spalle, che necessitano di un percorso di recupero».