Mentre il ritrovo viene smantellato, a tu per tu con il titolare Lino Santoro, che racconta cosa lo ha spinto a fare questa scelta
MESSINA – Una saracinesca abbassata, dopo 112 anni di attività il bar Santoro chiude i battenti. Un punto di ritrovo che ha accompagnato generazioni di messinesi, il luogo ideale per trascorrere pomeriggi davanti a un caffè, rappresentando un pezzo della storia della città.
La motivazione dietro questa scelta non era evidente fin dall’inizio, ma il titolare del ritrovo (con il fratello Orazio) Lino Santoro spiega che “c’è una verità da dire. Io sono un malato oncologico e mio fratello non è riuscito, purtroppo, a resistere a questa situazione”.
“Piazza Cairoli non è più sicura”
E se prima la piazza del bar era il “cuore pulsante della città”, definito così dalla famiglia Santoro Amante, oggi non è più considerata una zona sicura per il proprietario: “È peggiorata in maniera esorbitante. Non c’è più sicurezza. Ce l’ho con l’amministrazione? No, non sono andato tanto d’accordo con chi governa la città ma non me la posso prendere con l’amministrazione. E ringrazio tutti i messinesi, che ci hanno sempre aiutato”.
La risposta al commento di un lettore
In ogni caso, tanti i messinesi dispiaciuti. Da parte sua, Lino Santoro ribadisce che “gli affari andavano bene”, smentendo ogni ipotesi su una presunta crisi finanziaria. Ma non mancano le voci critiche. E noi di Tempostretto ci teniamo a dar voce ai nostri lettori e abbiamo selezionato, fra i commenti al precedente articolo pubblicato, questa affermazione: “La chiusura del locale è una scelta imprenditoriale e non sicuramente dovuta ad altre motivazioni. Il locale non si è saputo adattare ai tempi, l’unica cosa che ha adattato sono i prezzi, ma non la qualità”.
Il titolare del bar Santoro risponde così: “Vorrei dire a questo esperto che non può essere nella mia tasca. Auguro a questi soggetti quello che questa attività ha dato, a me e a mio fratello, a livello economico e imprenditoriale. Fino a domenica abbiamo fatto incassi di cui non ci possiamo lamentare. E abbiamo portato il dehors, per primi, nel 2004”.
Il problema in Italia è solo uno: metà di quello che si guadagna va allo stato. Non si può andare avanti così
In sintesi. L’umiltà: questa sconosciuta.
Prima di tutto la salute, poi viene il resto della vita, ai messinesi dico che sono rimasti in citta i mediocri e gente di fame, i migliori sono andati via, la città non offre niente e niente darà per altri vent’anni, meglio chiudere adesso in utile. Hanno fatto bene i fratelli.
Nessuno è Leone da tastiera ma se su TripAdvisor vi smantellano un motivo ci sarà. E comunque parlo per esperienza personale.
Da queste parole traspare tutta la “simpatia” e imprenditorialità di Lino Santoro… messinesi suddivisi in “leoni da tastiera” (quelli che non capiscono niente ovviamente)e “messinesi veri” (quelli che frequentano il bar Santoro il primo a portare i Dehors).
Dispiace per la condizione di salute, per quella faccio i miei migliori auguri, ma Messina ha bisogno di altro tipo di imprenditori.
lo stato estorce denaro e arresta chi ruba galline
…che peccato… lasciare i commenti in sospeso …. come è fatto u n imprenditore ???
dispiace sapere che il signor Lino stia male, speriamo si riprenda al più presto!
Ma non credo che sia questa la causa del decadimento del locale che ha provocato la chiusura dello storico locale di piazza Cairoli. Ai Santoro va dato atto di essere stati i primi a valorizzare un grande barman come Nino Santoro, ormai una trentina di anni fa. Ma dopo non hanno fatto nulla per mettersi a passo con i tempi, ma saranno almeno vent’anni, se non di più che i locali non vengono rinnovati, entrarci è come tornare indietro nel tempo e peraltro un tempo non degno di nota, non stiamo parlando del Florian o del Gambrinus. . Non entro in merito sulla qualità, ma anche l’occhio vuole la sua parte, quella del bar Santoro è una triste fine paragonabile a quella del bar di un altro famoso barman, Franco Toscano, Pizzul per chi lo conosce da sempre, che ormai è l’ombra di quello che è stato il miglior cocktail bar di Messina.
Quindi in pratica la politica non ha nulla a che vedere con la chiusura del bar. Senza nulla togliere che la politica tutta non cura gli interessi del cittadino, se ne facciano una ragione molti leoni da tastiera tra cui molti fanno finta di non sapere che la chiusura di piazza cairoli è qualcosa accaduta circa 20 anni fa per cui non ha nulla a che vedere con le ultime amministrazioni.
Andavo sempre al Bar Santoro quando scendevo a Messina. Mi dispiace vedere un Bar famoso chiudere n ella centrale Piazza Cairoli, un tempo luogo di incontri e di manifestazioni politiche. Capisco chi dice che le tasse nell’imprenditoria privata sono troppo alte ma bisogna avere il coraggio di adeguarsi ai tempi e riinvestire il capitale in una attività che possa incontrare le esigenze della gente. E’ un mondo crudele quello della iniziativa privata ma chi si ferma è perduto. E poi ci sono i prezzi che salgono sempre di più. Un caffè al Bar è diventato quasi un lusso. In quel posto ci vedrei bene una bella rosticceria stile NUNNARI. Dopo tutto siamo sempre a Piazza Cairoli qualcuno prima o dopo qualcosa farà.
Al ritorno da una visita a Messina, negl’anni 60,dopo aver gustato una “mezza con panna” seduto al Bar Irrera un poeta, uno dei tanti che quei tempi frequentava Messina, così scriveva: “com’era bella piazza Cairoli………..” e continuava esaltantandonee l’eleganza, la raffinatezza e l’accoglienza che aveva ricevuto!!!!!!!
Si è vero, erano altri tempi, ma erano altri tempi anche per tutto il resto del mondo! Stringe il cuore ogni giorno che passa, a vedere la Città che muore! Non si cresce né si vive di fast food, apericena e mercatini né tantomeno di statistiche che si riferiscono a classifiche inverosimili!!!
Spiace tanto per Santoro, così come è stato Irrera, per Billè e per tutti gli altri che non hanno resistito, assistendo impotenti al decadimento della Città.