La parola al giovane deputato regionale, al debutto all'Assemblea regionale siciliana
MESSINA – Calogero Leanza, lei è il più giovane deputato all’Assemblea regionale siciliana, per il Partito democratico, e si insedia il 10 novembre. Quali sono i suoi obiettivi parlamentari, dopo il successo a Messina e nei Nebrodi?
“Si tratta di una legislatura particolarmente complicata perché siamo chiamati ad affrontare le sfide del secolo, come le transizioni ecologiche e digitali. Ma, secondo me, non bisogna tralasciare i problemi del territorio e della gente. Io punto a lavorare per una rete sanitaria efficiente nel territorio e occorre intervenire in modo efficace sul caro bollette. Quest’ultimo è in tema che tocca, oltre a imprese e famiglie, i grossi enti. Basti pensare alle dichiarazioni del direttore dell’Azienda sanitaria provinciale messinese, che ha visto triplicate le sue bollette, oppure il Comune di Ficarra, che ha visto quintuplicata la bolletta. E sono poi i cittadini a pagarne i costi”.
Chi è Calogero Leanza?
“Il mio impegno in politica inizia nell’associazionismo. E già a scuola ero impegnato in politica. Dando la precedenza ai miei studi, mi sono candidato quest’anno, mettendomi in gioco in prima persona. Calogero Leanza porta il contributo della sua esperienza personale e non solo familiare. Sono un avvocato: opero nel campo del diritto civile e commerciale. Sto completando un dottorato di ricerca in materia di Diritto civile. E spero di portare il contributo di un giovane che guarda con entusiasmo al futuro. Entusiasmo di chi crede che questa sia una terra dove ci debba essere l’opportunità di restare in Sicilia, contenti di essere qui”.
Suo padre, Vincenzo Leanza, morto nel 2004, è stato presidente della Regione siciliana, più volte assessore e deputato regionale. Una figura di spicco della Democrazia cristiana e dal 2000 di Forza Italia. Che cosa significa portare questo cognome?
“Per me un grande onore. Mio padre (nel comitato elettorale c’è una caricatura che li vede affiancati, n.d.r) è fonte d’ispirazione per quanto riguarda il modo d’intendere la politica. Il suo è un lascito morale e di valori. Non ho avuti trasmessi pacchetti, né tratto benefici dal suo consenso elettorale: sono passati vent’anni. Forte di una storia familiare, che non rinnego e di cui vado fiero, il mio progetto politico è però partito dalla mia persona. Degli amici hanno creduto nella possibilità di cambiare questa terra. Ho messo al centro lealtà, serietà, correttezza e soprattutto tanto ascolto. In questo mi sento molto vicino a mio padre, che è partito da un piccolo paese. È stato un sindaco giovanissimo di San Teodoro e per oltre trent’anni è stato lì il primo cittadino. Da lì ben sei legislature nell’Assemblea regionale, più volte assessore e due volte presidente della Regione. È innegabile che il cognome Leanza sia conosciuto nella provincia di Messina ma questo non ha vincolato il mio impegno nel territorio. E gli elettori hanno premiato la spontaneità e credibilità del mio progetto”.
Lei che idea si è fatto dei problemi giudiziari che ebbe suo padre?
“Mio padre è stato indagato e soggetto a carcerazione preventiva con modalità aberranti, per poi essere assolto dopo la morte. Per restituire giustizia e verità sono passati oltre vent’anni. Eravamo nel periodo in cui tramontava la prima Repubblica. Io ho letto le carte, dopo essermi laureato in Giurisprudenza, e ho maturato questo giudizio sull’inconsistenza delle prove. Successivamente mio padre si candidò in Forza Italia, fu ancora una volta premiato dagli elettori e divenne nuovamente presidente. Non posso parlare di questa vicenda in modo disinteressato, mi tocca personalmente, ma è stato pienamente scagionato dalla magistratura”.
Sa che cosa si dice ma non pubblicamente? Leanza tradirà il Pd, che vive una grandissima crisi, e passerà prima o poi con il centrodestra, così come suo padre faceva parte di Forza Italia…
“Ma il fatto che mio padre avesse aderito a Forza Italia, non significa che anch’io debba aderire. All’interno del Partito democratico, e anche esternamente al partito, in campagna elettorale, sono state diffuse da uno o più esponenti politici delle falsità nei miei confronti. Probabilmente temevano la mia vittoria. Io non me ne andrò dal Partito democratico. Chi lo sostiene dice una grandissima scemenza. E la dice con consapevolezza. Perché io sono stato il primo, negli ambienti del Pd e anche fuori, che s’è messo a disposizione di tutti, di chi l’ha votato come di chi non l’ha votato, così come dovrebbe essere, per ricostruire il partito a Messina e in provincia. Resterò all’interno del Partito democratico fino a quando esisterà. E soprattutto ne condivido i valori”.
Prima bisogna vedere se rimane il PD, e poi con il migliaio di voti che per lo più sono personali ammazza che ricostruzione.
Nelle mani di nessuno