Arrestati mandante e autore, due 43enni messinesi, che avevano sparato a un 26enne per punire lo "sgarro" del nipote minorenne
Era seduto nel cortile di casa del cognato, a Bisconte, dove era ai domiciliari, quando la notte tra gli scorsi 21 e 22 settembre era stato colpito da sette colpi di pistola calibro 7.65, attraverso il cancello di ingresso, sparati da un uomo arrivato su un motorino insieme a un complice.
Il 26enne pregiudicato Pippo Molonia era rimasto ferito all’inguine ed era stato portato al vicino ospedale Piemonte, dove aveva subìto un intervento chirurgico. Aveva detto di non saperne nulla, ed è stato indagato per favoreggiamento personale.
Dopo nove mesi di indagini, i carabinieri hanno individuato il mandante, Rosario Grillo, noto pluripregiudicato esponente del clan di Mangialupi, con una condanna per omicidio alle spalle, e uno dei due autori, Giovanni D’Arrigo, anche lui pluripregiudicato, entrambi 43enni messinesi.
Il giudice del Tribunale di Messina, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, ha emesso ordinanza di arresto in carcere, eseguita dai carabinieri di Messina Centro, per i due, ritenuti responsabili, in concorso tra loro, di tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso, nonché di detenzione e porto abusivo di arma comune da sparo. Sono stati portati al carcere di Messina Gazzi, a disposizione del giudice.
Ma perché spararono a Molonia? Per punire tempestivamente il comportamento irrispettoso che, poche ore prima, il nipote della vittima, un ragazzo 16enne, aveva avuto nei confronti di Rosario Grillo, nel corso di un animato litigio per futili motivi, in strada a Mangialupi.
Il 16enne aveva schiaffeggiato Grillo, uno “sgarro subito da parte di un esponente di spicco della malavita di Mangialupi, che non poteva essere tollerato e doveva trovare una risposta immediata”.
La stessa sera del litigio, Grillo inviò D’Arrigo e una seconda persona non ancora identificata a casa di Molonia, per regolare i conti a colpi d’arma da fuoco.