Mafia, estorsioni e droga a Messina, 31 arresti. NOMI e VIDEO

Mafia, estorsioni e droga a Messina, 31 arresti. NOMI e VIDEO

Marco Ipsale

Mafia, estorsioni e droga a Messina, 31 arresti. NOMI e VIDEO

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venerdì 09 Aprile 2021 - 10:13

Sequestrati il bar Pino, in via Catania, e Biliardi Sud, dietro il viale Europa. Il clan di Lo Duca a Provinciale e quello di De Luca a Maregrosso

Associazione di tipo mafioso, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, sequestro di persona, scambio elettorale politico-mafioso, lesioni aggravate, detenzione e porto illegale di armi, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, con l’aggravante del metodo mafioso.

Sequestrati il bar Pino e Biliardi Sud

Sono i reati di cui sono accusate 33 persone, 21 delle quali finite oggi in carcere e 10 agli arresti domiciliari, mentre per due è scattato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sequestrati il bar Pino, di via Catania, a Provinciale, e Biliardi Sud, dietro il viale Europa. E’ l’esito dell’operazione antimafia “Provinciale”, condotta stanotte a Messina da carabinieri, guardia di finanza e polizia, su ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Messina, in accoglimento della richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Messina.

Al vertice Lo Duca e Sparacio

Le indagini, svolte dalle tre distinte forze dell’ordine coordinate dalla Dda, hanno documentato l’attività a Provinciale di un’associazione per delinquere di stampo mafioso con a capo Giovanni Lo Duca e Salvatore Sparacio, persone di elevato spessore criminale, che gestiscono diverse attività illecite, controllando il territorio con metodi mafiosi.

La cellula di De Luca a Maregrosso

In sinergia, con strategie criminali condivise, si muoveva un altro sodalizio, nella zona di Maregrosso, con a capo Giovanni De Luca, che era tornato in libertà dopo 13 anni di reclusione, alcuni dei quali al 41 bis. Era di nuovo a capo dell’organizzazione, punto di riferimento criminale sul territorio, capace di intervenire autorevolmente nella risoluzione di liti fra esponenti della locale criminalità.

Controllo del territorio

Dopo quasi due anni di intercettazioni e servizi di osservazione, i Carabinieri del Nucleo Investigativo hanno documentato come il sodalizio di Lo Duca operava mediante il sistematico ricorso all’intimidazione e alla violenza, con pestaggi e spedizioni punitive, per affermare la propria egemonia sul territorio e controllare le attività economiche della zona, nonché per recuperare i crediti derivanti sia dal traffico di sostanze stupefacenti sia dalla gestione delle scommesse sportive.

Base operativa del clan era il bar Pino, gestito da Anna Lo Duca, sorella di Giovanni. Il boss trascorreva lì le sue giornate e lì incontrava gli associati per pianificare le varie attività criminose. Sempre lì venivano raccolte scommesse sportive senza licenza, per conto di allibratore straniero privo di concessione.

Il placet di Lo Duca

Qualsiasi iniziativa a Provinciale doveva avere il preventivo placet di Lo Duca. In un caso, ad esempio, una donna del quartiere si era rivolta a lui per ottenere la “liberazione” del figlio minorenne, che era stato trattenuto da un pregiudicato che lo voleva punire per alcune offese pubblicate su Facebook. Lo Duca aveva “liberato” il ragazzo e non era stata fatta nessuna denuncia.

L’associazione mafiosa e le violenze

L’associazione mafiosa viene contestata a nove persone. Tra loro Francesco Puleo e Vincenzo Gangemi, uomini di fiducia di Lo Duca, dediti alle estorsioni. Poi Maria Puleo e Anna Lo Duca, che provvedevano al sostentamento degli affiliati detenuti.

Molti gli episodi violenti. In un caso, Giuseppe Selvaggio, per uno sgarbo fatto a Lo Duca, fu minacciato con una pistola e malmenato con un tirapugni davanti alla moglie e alla figlia adolescente, riportando varie fratture e lesioni.

Il traffico di stupefacenti

I clan mafiosi di Lo Duca e De Luca gestivano anche il traffico di stupefacenti a Provinciale, Fondo Fucile e Mangialupi, rifornendosi in provincia di Reggio Calabria.

L’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti è contestata a dodici persone. Lo Duca finanziava gli acquisti, mentre Francesco Puleo ed Ernesto Paone procuravano la droga e organizzavano i trasporti con l’aiuto di Giuseppe Marra e Mahamed Naji. Il referente in Calabria era Emanuele Laganà. Incaricati dello spaccio al dettaglio erano Tyron De Francesco, Vincenzo Gangemi, Domenico Romano, Giuseppe Surace e Mario Orlando.

I nomi degli arrestati in carcere

Giovanni Lo Duca, 49 anni; Salvatore Sparacio, 46 anni; Giovanni De Luca, 32 anni; Emmanuele Balsamo, 39 anni; Ugo Ciampi, 40 anni; Tyron De Francesco, 24 anni; Vincenzo Gangemi, 46 anni; Anna Lo Duca, 47 anni; Francesco Puleo, 52 anni; Maria Puleo, 41 anni; Giovanni Tortorella, 51 anni; Domenico Romano, 38 anni; Ernesto Paone, 25 anni; Giuseppe Marra, 32 anni; Mahammed Naji, 22 anni; Emanuele Laganà, 40 anni; Mario Orlando, 40 anni; Giuseppe Surace, 35 anni; Domenico Mazzitello, 27 anni; Giuseppe Esposito, 28 anni; Kevin Schepis, 22 anni.

I nomi degli arrestati ai domiciliari

Mario Alibrandi, 47 anni; Carlo Cafarella, 40 anni; Letterio Cuscinà, 44 anni; Antonio Scavuzzo, 47 anni; Antonino Summa, 79 anni; Natalino Summa, 51 anni; Francesco Sollima, 51 anni; Gabriella De Luca, 23 anni; Serena Soffli, 32 anni; Antonino Soffli, 43 anni.

Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per Gaetano Vinci e Antonina Cariolo, entrambi 50 anni.

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