Matrimoni falsi, 16 arresti a Messina. "Un signore mi ha chiesto se c'è una pecora..."

Matrimoni falsi, 16 arresti a Messina. “Un signore mi ha chiesto se c’è una pecora…”

Marco Ipsale

Matrimoni falsi, 16 arresti a Messina. “Un signore mi ha chiesto se c’è una pecora…”

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mercoledì 09 Dicembre 2020 - 09:10

Lo straniero che voleva il permesso di soggiorno doveva dare 10mila euro all’organizzazione

“C’è un signore che mi ha chiesto se c’è qualche pecora… un signore qui a Messina, c’è un suo amico che vuole venire…”. Le “pecore” sono donne italiane, in condizioni disagiate, che accettavano di fare da spose fittizie in cambio di soldi.

Così parlava uno dei 16 arrestati, di cui 5 in carcere e 11 ai domiciliari, per favoreggiamento di immigrazione irregolare di cittadini nordafricani in Italia. Li hanno fatti i finanzieri di Messina, al termine delle indagini condotte dagli specialisti del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, sotto la direzione della Procura Distrettuale Antimafia peloritana.

Per il permesso di soggiorno

Uno strutturato sistema illecito, finalizzato all’organizzazione di matrimoni fittizi tra cittadini italiani e nordafricani (marocchini, algerini e tunisini), con lo scopo di conseguire la carta di soggiorno per motivi di famiglia, essenziale per l’ingresso e/o la permanenza nel territorio dello Stato italiano, o per sanare la posizione di quelli destinatari di decreti di espulsione dal territorio dello Stato, già emanati dalla Prefettura e resi esecutivi dalla Questura. Con “allarmante professionalità e vorticosa ripetitività”.

Sempre gli stessi testimoni, parenti e interpreti

Tutto nasce dalle false dichiarazioni rese da cittadini italiani sul loro stato civile a pubblici ufficiali. Scoperte così anomale ricorrenze su molti matrimoni “misti”: sempre gli stessi testimoni di nozze, parenti degli sposi, interpreti stranieri; che facevano ipotizzare un’associazione a delinquere per l’organizzazione. Indagini tecniche e acquisizioni documentali, disposte dalla Procura di Messina, hanno confermato l’ipotesi.

Due marocchini a capo di due organizzazioni criminali

Due organizzazioni criminali, attive a Messina almeno dal 2016 e ancora oggi, con ramificazioni in Marocco, facenti capo a due cittadini marocchini: il 36enne Abderrahim El Asri, detto Samir, e il 51enne Abderrahim Cherkaoui, detto Abramo.

Loro si occupavano di organizzare i viaggi in Marocco degli sposi fittizi e di assisterli per tutte le pratiche, separazione e divorzio compresi, una volta ottenuto lo scopo. I due organizzatori potevano contare su una struttura articolata, con ruoli interscambiabili al necessario.

Tre livelli

Ad un primo livello, c’erano sei collaboratori marocchini, di età compresa fra 30 e 55 anni, incaricati di reclutare i falsi sposi e di curare le procedure burocratiche. La 51enne Latifa Zanary, detta Sara, e la figlia 26enne Manal Lagnadi, erano stabili riferimenti in Marocco, per il rilascio dei documenti necessari al Consolato italiano a Casablanca, per la celebrazione dei matrimoni in Marocco.

Ad un secondo livello, c’erano affezionati testimoni di nozze e interpreti. A un terzo livello donne italiane, in condizioni disagiate, “perché il lupo quando ha fame esce dalla tana…”. Così diceva un indagato ad una donna per convincerla ad accettare il matrimonio fittizio. Donne che poi ne reclutavano altre, per altri matrimoni falsi.

Le risposte da dare ai vigili e alla Questura

Tutto studiato nei dettagli. Gli organizzatori individuano la casa coniugale dove portare la residenza e davano consigli agli sposi su come comportarsi coi vigili urbani durante la verifica della convivenza e con l’Ufficio immigrazione della Questura di Messina, suggerendo le risposte da dare alle domande sul loro rapporto, la loro conoscenza e altre per verificare la veridicità dell’unione coniugale.

Le fedi nuziali a un euro

Nella maggior parte dei casi non c’erano ovviamente festeggiamenti, anche se a volte sono stati simulati pure quelli. E le fedi nuziali erano acquistate al costo di un euro da negozi cinesi.

I costi

I costi erano prestabiliti: lo straniero che voleva il permesso di soggiorno doveva dare 10mila euro all’organizzazione, in contanti o con money transfer, tramite persone terze non coinvolte ma vicine ai componenti dell’organizzazione; da 2 a 3mila euro andavano allo/a sposo/a fittizio/a; altre somme per intermediari, testimoni e interpreti, per un giro d’affari di oltre 160mila euro.

Un arresto in Germania

Uno dei 16 arrestati è stato trovato con mandato d’arresto europeo richiesto dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina, a Francoforte sul Meno, in Germania, dove sono in corso analoghe operazioni.

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