Messina in crisi, la città degli affittasi: una visione politica può salvarla

Messina in crisi, la città degli affittasi: una visione politica può salvarla

Marco Olivieri

Messina in crisi, la città degli affittasi: una visione politica può salvarla

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lunedì 07 Novembre 2022 - 21:39

Una realtà che ha bisogno di un colpo d'ali sul piano economico e imprenditoriale

MESSINA – Una città degli affittasi, del vendesi, della crisi perenne. Messina è in crisi molto prima del 2009, molto prima del Covid e del caro bollette. Un piccolo video in via Ettore Lombardo Pellegrino, a pochi passi da Piazza Cairoli, serve a individuare, in meno di 50 metri, quattro negozi sfitti. Specchio impressionante dell’emergenza economica. Invertire la rotta e determinare sviluppo: questa è la priorità assoluta.

Nel 2017 gli abitanti, sulla base dei dati Istat, risultavano a Messina 236.962mila. Nel 2022 figurano 218.547mila abitanti. Un’erosione che può essere frenata solo con una visione politica a lungo respiro. E non è facile. Più del del sessanta per cento di persone non lavora. Si preferisce, per poter lavorare, andare via. E, di conseguenza, da oltre 40 anni assistiamo a un costante spopolamento della città.

Serve un colpo d’ala, insomma, un misto di audacia, forza, fantasia, al pari del gol segnato dal portiere del Messina. Qualcosa di folle e audace, in termini di creazione del lavoro e progetto economico, contro questa inesorabile desertificazione.

Non a caso, in un periodo segnato dal caro bollette, stiamo raccontando le chiusure di tante attività storiche messinesi. Sembra un de profundis ma tutte le forze politiche, sindacali, imprenditoriali, culturali, sociali devono lavorare insieme per immaginare un presente e soprattutto un futuro. Contro il vuoto e la rassegnazione.

Basile: “Un tavolo tecnico con Confocommercio per affrontare i problemi economici”

Pochi giorni fa il sindaco Federico Basile, in un’intervista in diretta con Tempostretto, ha toccato il tema dei tanti locali sfitti: “Sull’ambito commerciale non c’è una regolamentazione specifica. Né possiamo imporre o suggerire, come ente, a chi del proprio bene tenderebbe a fare quello che ritiene opportuno. Di certo, in questo momento, un affitto elevato respinge un eventuale investitore. Io ho avuto la possibilità d’inaugurare due o tre attività commerciali. Oggi è un’attività eroica, con i problemi che abbiamo”.

Ma il Comune che cosa può fare? “Abbiamo aperto un tavolo su richiesta di Confcommercio per discutere pure di queste tematiche. Impensabile che si possa fornire l’aiuto diretto. Bisogna far comprendere che, calmierando il prezzo dell’affitto, si può rivitalizzare un tessuto economico, con un beneficio per tutta la filiera produttiva. Non è facile ma, con le associazioni dei commercianti, dovremmo riuscire a fare un ragionamento condiviso”.

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5 commenti

  1. Non tutto viene per nuocere
    Si sta assistendo alla fine ingloriosa degli speculatori che con il loro fare ed agire hanno spolpato Messina.
    Un motto: la morte( fine degli speculatori commerciali) riportera’ Messina a splendere, ma ancora ci stanno tante resistenze !!!!!

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  2. Anni e anni di furboni e arricchitori sulle spalle dei poveri lavoratori…e questo è il risultato. Quannu c’è i pigghiari pigghiunu tutti…quannu c’è i salvari nuddu sapi fari nenti

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  3. ni vien che ridere prima si sono rilasciate “licenze” a go go nei vari settori e ora il piagnisteo….da ridere ..a Messina Citta di non piu 3oo mila abitanti abbiamo una porta si e una no, di RISTORANTI, PUB, PANIFICI con annessa cucina, Bar con annessa cucina, Abbigliamento anche esso uno accanto all’altro , ,, speculazioni dovute anche a politici inetti che hanno amministrato ad oggi , si ad oggi, compreso il bucca larga De Luca, la citta, ora le ultime scuse sono le Bollette Elettriche e gas, e l’aumento delle materie prime ….tutto da ridere , perche forse le pagano loro ?? no signori loro speculano , basta un aumentino sul pane o su un pantalone , piccoli esempi, e chi paga le bollette e le materie prime siamo noi perche del cibo non possiamo farne a meno o anche del vestitre anche da mercatino perche non si puo uscire in mutande…….ma bastaaaaaaa certamente voi dovete riempire le pagine dei vostri quatidiani….ma ogni giorno tri pila avi u porcu u parcu avi tri pila bastaaaaaaaaaa fatevi anche voi un esamino e vedrete il perche si chiude…….dimenticavo …molti di questa gente Mantiene SU, MOTOCICLETTONI, Macchinette per moglie e figli, Villette che non sono popolari , barchette che non sono a remi……..e li vedo protestare per il caro bollette…

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  4. Tutti vogliono vendere i loro locali commerciali .E questo perche’ non riescono ad affittarli per la crisi economica ed anche perche’ molte volte le rendite catastali rivalutate oggi sono piu’ alte del valore commerciale degli stessi immobili per cui l’IMU per i locali commerciali risulta insostenibile ed i proprietari non sanno piu’ come liberarsene. E dire che vogliono aumentare ancora le rendite catastali per prendere ancora piu’ soldi da locali che non si riescono piu’ ad affittare o a vendere

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  5. Marco Sciliberto 8 Novembre 2022 13:57

    Messina ha la sfortuna di avere molti “prenditori” invece che imprenditori, pensando al proprio profitto, spremendo fino all’osso chi deve portare il pane a casa ed alle famiglie. Chi chiede al dipendente di restituire parte dello stipendio, chi fa contratti a part time e poi fa lavorare più di 8 ore al giorno e casi simili, molti da raccontare. Chi è riuscito è andato via, in cerca di una normalità che benissimo si sarebbe potuta avere anche nella propria città. Grazie anche alla complicità della politica che da generazioni fa finta di non sapere ( in quanto anch’essa ci guadagna da tutto ciò) la città è stata condotta a questo sfacelo ed alla sempre maggiore rovina, con conseguente spopolamento. Leggo spesso che i sindaci di turno dicono “faremo”, ” abbiamo in progetto”, “è ora del cambiamento” ecc ecc ma la realtà è che fino a quando non ci sarà una politica con visione manageriale e fuori dagli schemi messinesi, mi sa che la situazione non cambierà. Tutti condannati ad espatriare al nord ( per chi è fortunato) od anche all’estero, per professioni che avrebbero potuto dare molto alla propria città e che avrebbero potuto portare a livello immobiliare commerciale e residenziale, il giusto valore mediante un’economia florida.

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