Sono indagati per i reati di peculato, truffa e falso in atto pubblico
Lo scorso 9 settembre era stato sospeso il primario Francesco Mastroeni. Oggi la Guardia di Finanza di Messina ha sequestrato 65mila euro, in totale, proprio a Mastroeni e ai suoi colleghi Carmelo De Francesco e Santi Sorrenti, tutt’e tre primari al Papardo.
Le ipotesi di reato, contestati a vario titolo, sono di peculato, truffa aggravata e falso in atto pubblico, sempre nell’ambito della cosiddetta “Alpi”, cioè l’Attività libero professionale intramuraria.
Gli specialisti del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Messina, in materia di spesa pubblica, col coordinamento dei magistrati della Procura di Messina, hanno fatto perquisizioni, osservazioni, pedinamenti, ricostruzioni contabili e intercettazioni telefoniche.
De Francesco e Sorrenti
Per il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Messina, gli elementi acquisiti per l’endocrinologo De Francesco, 66 anni, e il cardiologo Sorrenti, 65 anni, hanno consentito di ricostruire un solido quadro indiziario, i cui esiti “costituiscono una sicura conferma alla sistematica attività di visite in studio privato” (non autorizzata), in quanto sono stati “trovati pazienti in attesa di essere visitati, agende e strumentazioni che comprovano la suddetta attività”.
A De Francesco e Sorrenti, sempre a vario titolo, vengono contestati i pagamenti ricevuti direttamente in contanti (“oggetto del peculato” e dell’odierno sequestro preventivo); ma anche la falsità in atto pubblico per aver, in alcune circostanze, attestato visite prestate in ospedale, mentre di fatto i pazienti venivano ricevuti presso uno studio privato esterno; la percezione indebita della indennità aggiuntiva stipendiale “di esclusività” del rapporto d’impiego pubblico (esclusività d’impiego non onorata) e le somme percepite per quella parte di attività svolta regolarmente all’interno delle mura ospedaliere (“somme certo indebitamente percepite, posto che gli indagati le hanno percepite violando il rapporto di esclusività”, per le quali “saranno esperibili rimedi disciplinari” in quanto “non possono dirsi oggetto di peculato”).
Mastroeni
Per Mastroeni, invece, già sospeso lo scorso 9 settembre, il giudice ha ritenuto sussistente l’ipotesi di truffa aggravata ai danni dell’Ente pubblico, per la percezione dell’indennità di esclusività, avendo “ingannato il datore di lavoro per non aver rispettato l’obbligo di unicità d’impiego”, disponendo il sequestro delle somme percepite.
Come funziona l’attività libero professionale
La disciplina di settore dell’Alpi, riguardante l’attività libero professionale espletata dal medico legato all’azienda pubblica da rapporto di esclusività, fuori dall’orario di lavoro, su libera scelta e su richiesta dell’assistito pagante, oltre a dover essere oggetto di espressa autorizzazione ed a determinate condizioni, prevede che l’utenza prenoti la visita tramite il Cup (Centro Unico di Prenotazione) e, prima della visita, il paziente provveda al pagamento all’ufficio ticket dell’importo dovuto, secondo apposito tariffario predeterminato dall’ospedale pubblico; a valle, il medico riceve, quindi, gli emolumenti di sua pertinenza direttamente in busta paga.
Pagamenti in contanti e senza ricevuta
La realtà emersa dalle indagini è diversa. I tre primari, legati da rapporto di esclusività, avrebbero fatto visite specialistiche in reparto, richiedendo e ricevendo da molti pazienti il pagamento in contanti, senza alcuna ricevuta fiscale né il versamento della percentuale all’azienda sanitaria, oppure ricevevano i pazienti in studi privati non dichiarati al Fisco.
Uno dei medici indagati, se i pazienti chiedevano la ricevuta fiscale, li faceva prenotare al Cup a posteriori e così l’ospedale emetteva una ricevuta in data successiva alla visita.
I pazienti ascoltati dai finanzieri hanno quasi tutti confermato di aver pagato in contanti importi dagli 80 ai 150 euro, senza prenotazione al Cup e senza ricevuta.
Per il giudice, “i dati fattuali appaiono inconfutabili”, salvo diverse valutazioni giudiziarie nei successivi livelli e fermo restando il generale principio di non colpevolezza sino a sentenza passata in giudicato.
La precisazione dell’avvocato del dott. Sorrenti
L’avvocato Salvatore Stroscio, difensore del dott. Santi Sorrenti, precisa che “al mio cliente sono stati sequestrati soltanto 1.580 euro. E’ accusato di peculato, tutti gli altri fatti di reato contestati nel provvedimento non lo riguardano”.
Ultimamente la magistratura ha avuto un bel da fare in ambito sanitario tra cliniche private e dirigenti ASL in combutta tra loro per gonfiare i rimborsi e medici infedeli che intascavano direttamente i compensi delle visite intramoenia in danno alla sanità pubblica. Sarebbe che questa gentaglia venisse licenziata.
E poi chi ha bisogno e non può pagare questi GRANDI PROFESSIONISTI deve attendere mesi per una visita.
Se il presidente dell’Ordine dei Medici di Messina si ritiene estraneo a queste vicende, dovrebbe quantomeno espellerli dall’ordine, in quanto lesivi della sua immagine e della dignità dei colleghi
Licenziata? Oramai il loro patrimonio è a tanti zeri ….. potrebbero stare a casa tranquillamente .
Dovrebbero invece lavorare, declassati a portantini.
Tutto il mio biasimo e disprezzo ai medici che si comportano così. Detto questo, ma quando cominceranno i pazienti a comportarsi, loro per primi, diversamente? Una cosa del genere è resa possibile perché il paziente che paga non pretende dal medico una regolare fattura per l’importo corrisposto.
Il paziente va dal medico (PRIMARIO) per bisogno. Figuriamoci se in certe situazioni un normale cittadino pensa di sostituirsi a finanza e magistratura che oltretutto conoscono bene queste situazioni …
Circola voce che ne manca ancora uno all’appello, uno di quelli ” bravi”, un “guaritore “