La vittima aveva fatto vertenza agli ex datori di lavoro nel 2022, in carcere il titolare ed un condannato per mafia a Barcellona
Brolo – Minacciato di morte per aver intentato causa di lavoro al suo ex titolare. E’ accaduto ad un uomo di Brolo che però non si è fatto intimidire ha denunciato tutto ai Carabinieri, facendo scattare tre arresti. In carcere Letterio Di Giorgio Giannitto (81 anni), residente a Capo d’Orlando, Carmelo Crinò (77), di Barcellona residente a Brolo, mentre Fabio Ivan di Giorgio Giannitto (54) residente a Sinagra, è ai domiciliari col braccialetto elettronico. Indagato un quarto uomo, il 59enne Nino Palagonia, di Piraino ma residente a Capo d’Orlando, presunto complice del terzetto. L’accusa più grave contestata è di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Il progetto di usare le armi per intimidire l’ex dipendente
Il malcapitato nel maggio 2023 si è presentato in caserma raccontando che nel 2022 ha intentato causa dal giudice del lavoro, per recuperare le spettanze contributive derivanti dal rapporto lavorativo mai regolarizzato, prestato per diversi anni nella ditta riconducibile ai due arrestati, padre e figlio. Dopo la denuncia per lui è cominciato l’incubo: è scattato per lui l’incubo: Crinò, condannato per mafia e considerato organico al clan di Barcellona, ha cominciato a minacciarlo per costringerlo a ritirare la vertenza. Minacce, anche di morte, sono poi arrivate dagli ex datori di lavoro che, hanno scoperto i carabinieri, sarebbero arrivati a progettare l’uso delle armi, se la vittima non avesse interrotto la causa.
Il quarto uomo e le minacce al testimone
L’uomo è stato avvicinato anche dal quarto indagato, indicato tra i testimoni dei datori di lavoro, tentando di scoraggiarlo dal proseguire la sua azione giudiziale. Intimidito anche un testimone dell’ex dipendente.
Il faccia a faccia col giudice
Oggi gli arresti, dopo gli accertamenti condotti dai carabinieri della Compagnia di Patti, ai comandi del tenente colonnello Pascariello, coordinati dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia Francesco Massara. Il provvedimento è stato autorizzato dalla giudice per le indagini preliminari Ornella Pastore, che venerdì interrogherà i tre arrestati, difesi dagli avvocati Carmelo Occhiuto e Decimo Lo Presti.
Si indaghi in modo dettagliato e approfondito contro quei delinquenti che. assumendo in regola, ad esempio, a 1200 Euro, obbligano il lavoratore a “restituire” sottobanco esempio 600 Euro, con doppio danno per il lavoratore. Infatti al Fisco risulta un introito di 1200 Euro mensili, e su quello dovrà pagare le tasse; ma l’introito reale è di 600 Euro! Si blocchino questi farabutti! “Defraudare la giusta mercede agli operai” è uno dei peccati che grida vendetta al cospetto di Dio. Questo attesta la Sacra Scrittura. Ma anche chi non crede, deve ritenere questa “gente” parassiti dell’umanità!