Dal piano regionale dell'infanzia all'anagrafe scolastica. Così secondo l'Antimafia regionale si evita la dispersione e si tutelano i minori. Il caso Messina sud.
La Commissione regionale antimafia ha presentato la relazione sulla condizione minorile in Sicilia, con particolare riferimento al fenomeno della dispersione scolastica e dei rischi di reclutamento di giovani da parte della criminalità organizzata. Nel video, il presidente Claudio Fava tira le fila del lavoro svolto, che riguarda anche Messina.
Il dossier della Commissione
La relazione, approvata all’unanimità, è stata presentata al parlamento siciliano e sintetizza l’indagine costata 8 mesi di lavoro – 65 audizioni svolte dal luglio 2021 fino al febbraio 2022.
La Commissione ha cercato, anche con la collaborazione dell’ex magistrato Teresa Principato, di dare una risposta alle preoccupazioni manifestate in più occasioni da parte dei procuratori del Tribunale dei Minori oltre che da operatori scolastici, socio-assistenziali, socio-sanitari e del terzo settore a fronte dei dati sempre più allarmanti sulla dispersione scolastica in Sicilia e, più in generale, sulle condizioni di estremo disagio sociale in cui versano i minori delle aree periferiche delle città siciliane.
La dispersione scolastica a Messina
L’organismo guidato da Claudio Fava ha fatto tappa a Messina lo scorso dicembre. Alla scuola Catalfamo del Cep, l’antimafia regionale – con Fava c’era il deputato del M5S Antonio De Luca – ha sentito gli operatori, i rappresentanti delle istituzioni scolastiche, la magistratura, raccogliendo la preoccupazione per i tanti ragazzi che abbandonano la scuola, soprattutto nella zona sud cittadina o in quartieri come Giostra (vedi qui il video sulla tappa messinese dell’antimafia)
Fava e gli altri componenti quel giorno hanno ascoltato anche Clelia Marano dell’Unione Inquilini, che ha acceso i riflettori sui disagi dei minori coinvolti nei progetti di risanamento (vedi qui l’intervista alla Marano)
Attraverso le 106 pagine della relazione si sono evidenziate ed analizzate le cause di questa vulnerabilità sociale: le incertezze amministrative e burocratiche nella risposta di sostegno, la perpetua carenza di risorse finanziarie ed umane, la frammentarietà e la lentezza degli interventi, l’assenza di sinergia istituzionale, l’assenza di spazi di socialità, l’insidia dei “modelli culturali” proposti dalla criminalità organizzata.
La Commissione Antimafia dell’Assemblea Regionale Antimafia ha raccolto sul campo la testimonianza diretta di chi vive – da studente, da insegnante, da operatore sociale – la marginalità fisica di quartieri come lo Sperone, lo Zen, Librino, San Giorgio, Giostra.
Dal piano per l’infanzia all’anagrafe scolastica
Per Fava, “è vero, l’ascensore sociale nelle periferie siciliane si è fermato ai piani alti. Ma si tratta di un esito che non può essere accettato o, ancor peggio, passivamente subito. A tal riguardo la relazione della Commissione Antimafia lancia una serie di suggerimenti al Parlamento siciliano nella prospettiva di un comune sforzo fra tutti gli attori istituzionali: la necessità di una legge regionale che raccolga e coordini le buone prassi esistenti; l’urgenza di dotarsi di un’anagrafe scolastica e di un piano dell’infanzia regionali; l’importanza di ricostituire la Commissione regionale per i problemi della devianza e della criminalità; l’imprescindibile valorizzazione delle figure dei garanti locali.
“Di questi ragazzi ci saremo fatti davvero e definitivamente carico quando restituiremo a ciascuno di loro un diritto di cittadinanza pieno, progressivo, positivo. Non più figli di un dio minore ma figli di tutti. Anzitutto nostri” conclude la relazione.