L'esecuzione del provvedimento ha riguardato 36 soggetti , 31 dei quali destinatari della misura cautelare in carcere e 5 ai domiciliari .
Parallelamente all’operazione lombarda che ha ricostruito la storia di circa 15 anni di presenza della cosca Mole’ nel territorio a cavallo tra le province di Como e Varese con 54 fermi nei confronti di altrettante persone, su disposizione della Dda di Reggio Calabria la Polizia di Stato ha arrestato 36 persone, sempre appartenenti alla cosca Molè di Gioia Tauro, di cui 31 destinatarie della misura cautelare della custodia in carcere e 5 della misura cautelare degli arresti domiciliari, oltre alla contestuale esecuzione del sequestro preventivo di 2 società, 4 terreni, nonché rapporti bancari e finanziari. Le persone attinte da misura cautelare sono, allo stato, indagati, a vario titolo, per i reati di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, autoriciclaggio, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravati dalla circostanza del metodo e dell’agevolazione mafiosa, nonché per produzione, traffico e cessione di sostanze stupefacenti del genere cocaina.
LE INDAGINI
Le investigazioni, rappresentano lo sviluppo di elementi acquisiti nel corso dell’operazione convenzionalmente denominata “Handover” – condotta sempre dalla Squadra Mobile sotto le direttive della Dda reggina che, il 20 aprile 2021, era culminata nell’arresto di 53 soggetti indagati, a vario titolo, per associazione mafiosa, traffico e cessione di sostanze stupefacenti. In particolare nel corso dell’indagine Handover furono monitorati rapporti sospetti tra presunti affiliati alla cosca Pesce, in quel momento oggetto di approfondimento investigativo e presunti affiliati alla cosca Molè oggetto delle odierne indagini. Sulla base degli elementi investigativi raccolti, la cosca Molè, la cui esistenza è oggetto di pronunce giudiziarie definitive, sarebbe tuttora operativa attraverso il contributo di alcuni soggetti (7), che risultano indagati oltre che per il reato di associazione mafiosa anche del delitto di estorsione, detenzione e porto abusivo di armi, intestazione fittizia di beni.
Con riferimento alle estorsioni, le contestazioni riguardano sia somme di denaro consegnate loro da operatori commerciali di Gioia Tauro, che condotte poste in essere nei confronti di operatori del settore ittico, che sulla base delle provvisorie imputazioni, sarebbero stati costretti a consegnare ovvero acquistare pesce da aziende riconducibili agli indagati, che in questo modo avrebbero assunto il controllo dello specifico mercato nel territorio di Gioia Tauro. Sulla base di tali evenienze il Gip ha disposto il sequestro preventivo delle due società coinvolte. Le investigazioni condotte hanno inoltre permesso di raccogliere diversi e plurimi elementi ritenuti allo stato probanti dell’esistenza di una associazione internazionale finalizzata al traffico di ingenti quantitativi di stupefacenti. Di questa associazione sono accusati di essere partecipi anche alcuni dei presunti affiliati della cosca mafiosa, tra cui l’elemento di vertice della stessa. Su tale fronte le indagini hanno permesso di individuare l’arrivo di carichi di cocaina sia presso il Porto di Gioia Tauro che presso il porto di Livorno.
LA COCAINA SPEDITA DAL SUD AMERICA
Proprio nell’area portuale toscana, tra il 6 e l’8 novembre 2019, venivano individuati e sequestrati complessivamente 430 panetti di cocaina, del peso, ciascuno, di 1100 grammi circa, occultati all’interno di una cavità di laminati in legno, spediti dal Brasile. A seguito dell’ingente sequestro veniva avviata una parallela e collegata inchiesta, nel cui ambito sono emersi elementi che portano, allo stato, a ritenere che l’organizzazione finalizzata al narcotraffico si è avvalsa della complicità di alcuni portuali dello scalo marittimo livornese, che avrebbero avuto il compito di agevolare il recupero del carico di cocaina. Sul punto il GIP del Tribunale di Firenze su richiesta di quella Direzione Distrettuale Antimafia ha emesso una misura cautelare a carico di 14 soggetti, a cui è stata data esecuzione sempre nel corso della mattinata odierna.
INGENTI QUANTITATIVI DI DROGA SEQUESTRATI
Sempre grazie alle risultanze delle attività tecniche di intercettazioni, il 25 marzo 2020, in una masseria di Gioia Tauro (per la quale il GIP ha disposto il sequestro preventivo), sono stati rinvenuti e sequestrati oltre 500 kg di cocaina, anch’essi suddivisi in panetti di 1 kg circa, alcuni dei quali marchiati con il logo “Real Madrid”, giunti nei giorni precedenti al porto di Gioia Tauro, occultati all’interno di un container commerciale. Nell’occasione veniva tratto in arresto, in flagranza di reato, il soggetto ritenuto al vertice sia della cosca mafiosa che della organizzazione di narcotrafficanti. Inoltre, venivano effettuati i seguenti sequestri di stupefacente, la cui commercializzazione è riconducibile alla organizzazione indagata: in data 19 settembre 2019, all’interno dell’Area di servizio “Agip Tremestieri”, veniva tratto in arresto un soggetto trovato in possesso di 3 panetti di cocaina del peso complessivo di kg 3,289 – marchiati con simboli massonici “squadra, compasso e occhio massonico racchiusi in un cerchio”.; in data 20 settembre 2019, nei pressi dello svincolo autostradale di Cosenza Nord, veniva tratto in arresto un soggetto trovato in possesso 10 panetti di cocaina del peso complessivo di kg 10,5478; 5 panetti erano marchiati con simboli massonici “squadra, compasso e occhio massonico racchiusi in un cerchio; il 29 settembre 2019, nel Comune di Castelfranco Emilia (MO), veniva tratto in arresto un soggetto trovato in possesso di 15 panetti di cocaina dal peso complessivo di kg 16,150. Due panetti avevano raffigurati i simboli massonici “squadra, compasso e occhio massonici racchiusi in un cerchio”. In data 11 novembre 2019, a Villa S. Giovanni (RC), nei pressi dell’area d’imbarco, veniva tratto in arresto un soggetto trovato in possesso di 4 panetti di cocaina del peso complessivo di Kg. 4.295. Tre panetti erano marchiati con il logo “alfa-omega”. Nel settore del narcotraffico, la cosca di ndrangheta oggetto d’indagine si ritiene abbia operato avvalendosi di una ramificazione internazionale non solo per approvvigionarsi di ingenti quantitativi di cocaina, ma anche per il successivo recupero in mare dello stupefacente e per la lavorazione dello stesso.
Sul punto le indagini hanno fatto emergere, nel 2019, la presenza in Italia di soggetti sud americani (quattro peruviani ed un colombiano, anch’essi destinatari della misura cautelare in carcere) due dei quali assoldati ed ospitati a Gioia Tauro con funzione di chimici e tre esperti palombari fatti giungere a Gioia Tauro per il recupero dello stupefacente in alto mare, in modo da ridurre i rischi connessi all’arrivo dei carichi di droga nel porto.
Destinatari misure cautelari
ALANES FLORO Kevin
ALBANESE Antonio
ALBANESE Carmelina
ANTONINI Massimo
BILLI Mario
CAMPANELLA Antonio
CARLINO Maria
CAIO TACURI Nilton Cesar
CIONI Fabio
CONDELLO Giuseppe
CORSOLETO Salvatore
CREA Teodoro
D’ANGELO Giuseppe
DANGELI Giuseppe
DE PASQUALE Letterio
DELGADO CORBETTO Angello Gianpierre
FAZZARI Girolamo
FERRARO Giuseppe Antonio
FERTONANI Flavio
FICARRA Antonio
FICARRA Daniele
FICARRA Giuseppe
FICARRA Simone
FONTI Emanuele
IANNI’ Giovanni
JAVIER TARAZONA Sandro Sergio
LATINO Vincenzo
LONGORDO Gesuele
MADAFFARI Ernesto
MAZZITELLI Ippolito
MOLE’ Rocco
PESCE Antonio
PESCE Francesco
PISANO Bruno
SALERNI Antonio
SALERNI Teresa
TENORIO ALVAREZ Antonio Jose
VALVERDE HURANGA Kevin Cesar