Ritrovo Trocadero, storia di un locale simbolo di Messina e di una ristoratrice beffata VIDEO e FOTO

Ritrovo Trocadero, storia di un locale simbolo di Messina e di una ristoratrice beffata VIDEO e FOTO

Ilaria Mangano

Ritrovo Trocadero, storia di un locale simbolo di Messina e di una ristoratrice beffata VIDEO e FOTO

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sabato 26 Ottobre 2024 - 07:02

"Ho comprato aria fritta e perso tutto". In passato titolare di una nota pizzeria in centro città, Rosa Bombaci racconta il suo calvario

MESSINA – Era il ritrovo iconico per eccellenza della riviera nord di Messina. Poi il ritrovo Trocadero ha chiuso i battenti, anni fa, rimanendo una icona sbiadita e abbandonata a ricordo dei fasti degli anni della bella Messina. Rosa Bombaci invece è una ristoratrice messinese. E, ormai oltre un decennio fa, decise di avviare, oltre alla sua nota pizzeria in centro città, un altro punto di ritrovo dove poter gustare una buona pizza, scegliendo appunto il ritrovo Trocadero, acquistandolo dagli allora proprietari.

Qui inizia il suo calvario: “Ho comprato questo posto nel 2008 perché avevo un’attività di ristorazione che andava molto bene a Messina. Quattro dei miei cinque figli lavoravano con me, quindi cercavo di trovare il modo per potergli dare lavoro. Ci accordiamo e facciamo l’atto dal notaio. Inizio a dare una buona parte in contanti a questo signore e poi avrei dovuto dare una seconda tranche a fine settembre e altre rate”, racconta.

“Lei ha comprato aria fritta”

Spiega la ristoratrice.”Una volta acquistato, abbiamo sistemato tutto e investito in attrezzature moderne di cui il locale era sprovvisto. Finita la stagione, mi reco in Capitaneria di porto per presentare un progetto di ristrutturazione. Qui mi hanno riferito di non avere alcun titolo. Al precedente proprietario, infatti, la licenza per il ritrovo era stata revocata perché non aveva titolo sull’area, tornata al Demanio. Il proprietario di allora non aveva infatti mai comunicato alla Capitaneria il subentro nella proprietà. In sostanza in Capitaneria mi hanno detto: Lei ha comprato aria fritta”.

Oltre al danno, la beffa

“Io ero seguita da una commercialista – prosegue la signora Rosa Bombaci – e sono andata da un notaio. Non mi hanno detto che il subentro avrebbe dovuto essere contestuale all’atto della compravendita. Io, da parte mia, avevo portato copia dell’atto in Capitaneria di porto, pensando di essere a posto. Nessuno mi ha mai detto che se mancava la dichiarazione di possesso non ero in possesso di nulla. Solo quando ho portato il progetto l’ho scoperto. Ho avvisato l’avvocato che ha subito fatto le raccomandate, consigliandomi di bloccare i pagamenti e riaprirli quando il signore avrebbe messo a posto il tutto. Ma lui non ha mai messo a posto e non ha firmato nulla”.

“Mi hanno denunciata per occupazione abusiva di suolo pubblico”

Nessuna concessione demaniale per la cittadina, in quanto avrebbe dovuto partecipare a un’asta pubblica. “Per di più la Capitaneria di porto è venuta, ha fatto il sopralluogo – sottolinea amareggiata – e mi ha denunciata per occupazione abusiva di suolo pubblico. Quindi l’avvocato, in prossimità del processo, mi ha detto di portargli le chiavi, di chiudere l’attività e di riaprire quando si sarebbe sistemato tutto”.

“Ho subito un processo penale”

L’attività era avviata nel frattempo, sino a novembre 2010 e racconta: “Ho subito un processo penale appunto per occupazione di suolo pubblico. Sono stata assolta perché il fatto non sussiste in quanto ero in possesso di un contratto di compravendita. Ma è stato umiliante. Mi sono giocata tutto e non ho più potuto riaprire”.

Per la parte finale del giudizio, la ristoratrice si è affidata a un nuovo legale, l’avvocato Marco Di Mauro, che è riuscito in qualche modo a “limitare i danni”: la signora ha dovuto sborsare 100mila euro ma la cifra inizialmente contestata era molto più alta. Ha poi avviato causa per la vendita – truffa.

“Ho perso tutto”

Nel frattempo. però la signora ha perso tutto. E conclude amareggiata: “Non ho più nulla e adesso lavoro come dipendente. Ho 61 anni, quasi 62. Io avevo un’attività avviata, quella in centro, che andava benissimo e stavo anche prendendo la seconda. Un giudice mi ha detto che io ero recessa dal contratto. Di conseguenza, il venditore mi avrebbe dovuto ridare l’anticipo e io avrei dovuto ridargli un risarcimento. La differenza era di circa 14.000 euro. Questo signore mi ha pignorato per un totale di 120.000 euro circa. La cosa più brutta in tutto questo sa qual è? Che i miei figli se ne sono andati al nord a lavorare, quando io volevo garantirgli un futuro qui. Io ho perso tutto, anche loro. Sono troppo amareggiata”.

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2 commenti

  1. …DICO IO, MA CHE STORIA è QUESTA ??? E CE LA RACCONTATE COSI’ ??? MA COSA HA COMPRATO LA SIGNORA ??? L’AZIENDA O I MURI DELL’AZIENDA ??? perchè se ha comprato i muri non è assolutamente possibile che comparisse un proprietario terzo quando il proprietario è il Demanio !!! se ha comprato l’azienda ha fatto un grosso errore perchè non ha controllato chi era il proprietario del terreno e dei muri…

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  2. Si dovrebbero contattare i vecchi proprietari o eredi e farsi dare la loro versione. Le monete hanno sempre due facce.

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