Ad interpretare i personaggi sono Piero Oteri e Giacomo Geraci, quest’ultimo nel ruolo del “Camiddu” da ormai 22 anni: “Una tradizione che porto avanti e che spero di tramandare a mio figlio”
MESSINA. La piazza di Santo Stefano Medio piena di gente ha fatto ieri da cornice al ritorno della ballata del camiddu e dell’omu sabbaggiu, ovvero del cammello e dell’uomo selvaggio. Una tradizione riproposta dalla parrocchia Santa Maria dei Giardini dopo i due anni di fermo causati dalla pandemia da Covid. La pantomima rievoca lo sbarco dei normanni in Sicilia ad opera di Ruggero d’ Altavilla, avvenuto nel 1061 nei pressi dell’odierna Tremestieri. Vuole rappresentare la battaglia che i normanni combatterono contro i saraceni per la conquista di Messina. La leggenda vuole che Ruggero, abbattuto un piccolo drappello saraceno, entrasse nella città di Messina a dorso di un cammello sottratto ai nemici sconfitti. La scena vuole significare la conquistata libertà da parte del popolo siciliano e il loro riappropriarsi del territorio, dei costumi e della propria cultura. Nel tempo i due personaggi della rappresentazione, “u camiddu” (il normanno) e “l’omu sabaggiu” (il saraceno), si sono affrontati sempre con strutture fatte di canne e di fiaccole e mortaretti. Da qualche anno, le figure vengono realizzate dalla ditta di Fuochi artificiali Giacomo Arigò e figli.
Da 22 anni nel ruolo del “Camiddu”
A interpretare i personaggi a Santo Stefano Medio, da diversi anni, sono Piero Oteri e Giacomo Geraci, quest’ultimo nel ruolo del “Camiddu” da ormai 22 anni: “Una grande emozione e soddisfazione riprendere la rappresentazione di fronte ad una piazza piena di gente” racconta Giacomo, che aggiunge: “Una tradizione che porto avanti e che spero di tramandare a mio figlio”. Ai giorni nostri, questa tradizione continua a sopravvivere in molti villaggi del Messinese, come a Santo Stefano Medio, Torre Faro, Bordonaro, Nizza di Sicilia o ad Alì Superiore, così come in molti altri paesi della Sicilia e della Calabria.