Patrimoni illecitamente accumulati da un pregiudicato di Barcellona e da un ex consigliere comunale di Giardini Naxos
Due immobili nella zona balneare di Barcellona, un fabbricato a Giardini Naxos, saldi nei conti correnti bancari. Un patrimonio accumulato senza fonti di reddito lecite, “nei settori delle infiltrazioni mafiose nel tessuto dell’economia legale e dell’usura”.
La Guardia di Finanza di Messina ha sequestrato beni per un valore di circa un milione, con decreti emessi dal Tribunale di Messina, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di Domenico Ofria, 49 anni, e di Salvatore Pietro Sterrantino, 64 anni, considerati “due soggetti socialmente pericolosi, già coinvolti in diverse e rilevanti operazioni di polizia”.
Clan dei barcellonesi
Nell’operazione Mare Nostrum, Ofria è indicato come “elemento di spicco del clan dei barcellonesi”. I suoi redditi, “apparentemente leciti”, rispondevano “alla necessità di redistribuzione dei profitti derivanti da un’impresa individuale (intestata a prestanome) di fatto riconducibile al fratello Salvatore Ofria, 56 anni, anch’egli inserito nel medesimo sodalizio barcellonese, seppur con maggiore autorità criminale”.
Proprio le indagini dell’epoca permisero di ritenere questa attività imprenditoriale come inquinata in radice: una classica impresa mafiosa che si è avvalsa “della forza di intimidazione derivante dall’appartenenza mafiosa del suo effettivo titolare”, in grado di “sbaragliare la concorrenza, inserendosi in settori economici particolarmente proficui, quali quello dello smaltimento dei rifiuti”, nonché luogo in cui intervenivano “gli incontri tra i vertici del gruppo, propedeutici all’assunzione di decisioni strategiche per la sopravvivenza dell’associazione”.
La riqualificazione dei redditi percepiti così operata consentiva, quindi, di dimostrare una significativa sproporzione tra il tenore di vita mantenuto ed i redditi dichiarati, attribuendo la differenza, secondo ipotesi investigativa, proprio ai profitti del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso.
Lo schema criminoso realizzato dai fratelli Ofria costituisce, nella letteratura criminale, uno degli stratagemmi più diffusi per schermare i proventi illeciti dell’impresa criminale, fornendo una parvenza di liceità alla relativa fonte di reddito, che solo approfondite indagini di natura economico-finanziaria della Guardia di Finanza, possono consentire di neutralizzare.
Clan Laudani di Catania
Anche il pregiudicato naxiota Sterrantino è “ritenuto abitualmente dedito allo svolgimento di attività illecite e socialmente pericoloso, in virtù di pregresse condanne per reati di usura e, da ultimo, soprattutto, per concorso in concussione aggravata dal metodo mafioso”.
I finanzieri evidenziano “una marcata propensione all’accumulazione illecita di ricchezza, lì dove non esitava a farsi consegnare una tangente da un imprenditore edile per accelerare le procedure burocratiche relative al pagamento degli stati di avanzamento lavori in relazione a delle opere che stava realizzando presso il cimitero di Giardini di Naxos”.
L’imprenditore edile naxiota era stato avvicinato da Sterrantino, all’epoca consigliere comunale, e da un presunto esponente del clan Laudani di Catania, C. B., 44 anni, noti come “Mussi di ficurinnia”, venendo obbligato al pagamento di 2.000 euro.